“Le pazienti non furono costrette ad avere rapporti sessuali con il loro medico”: lo stabilisce chiaramente la Corte di Cassazione, in riferimento alla vicenda di Giovanni Miniello, il ginecologo barese accusato di aver abusato di alcune sue ex pazienti durante le visite, proponendo loro di fare sesso con lui per prevenire il tumore all’utero. Così è riportato nelle motivazioni della sentenza con cui, nel luglio scorso, la Suprema Corte aveva respinto la richiesta della Procura di Bari di mandare il medico in carcere, annullando un’ordinanza del Tribunale del Riesame.
Il caso venne fuori a seguito di un servizio televisivo de “Le Iene” nel quale, grazie ad una complice che si era finta una paziente, il ginecologo era stato smascherato dalle telecamere mentre proponeva alla ragazza di avere rapporti con lui come terapia contro il Papilloma Virus.
Arrestato il 30 novembre 2021 per violenza sessuale aggravata su due pazienti, per averle molestate durante le visite, dal 22 aprile 2022, revocato l’arresto, è stato sottoposto per un anno alla misura interdittiva. La Procura aveva impugnato i provvedimenti cautelari ma prima i giudici baresi e ora la Cassazione hanno detto “no” ai pm.
Per la Suprema Corte non è possibile sostenere che il medico abbia commesso violenza sessuale “per costrizione” sulle sue pazienti, limitandosi ad indicare, in termini generici, che esisteva un metodo alternativo alla terapia farmacologica, che richiedeva non meglio specificati “contatti” con una persona vaccinata.
La Cassazione si è pronunciata anche sulla tardività di alcune querele. I fatti contestati a Miniello sono riferiti al periodo compreso tra il 2010 ed il 2021, ma diverse pazienti presentarono denuncia tempo dopo, oltre i sei mesi previsti all’epoca per legge.
Il medico, rinviato a giudizio il 16 febbraio 2023, è attualmente a processo. La prossima udienza è fissata per il prossimo 28 settembre.