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Cronaca

Sigilli al patrimonio di “Rino non lo so”: sequestrati beni per oltre 2 milioni ai familiari del boss ucciso a Barletta nel 2019

Appartamenti, ville, una società di capitali, una decina di veicoli, e diversi conti correnti. È un patrimonio a sei zeri quello sequestrato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari ai familiari di Ruggiero Lattanzio, elemento di spicco della criminalità organizzata della BAT, ucciso in un agguato, il 15 gennaio 2019, a Barletta.

Il provvedimento è stato firmato dal Tribunale di Bari, sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo, nell’ambito della “Normativa Antimafia”, che colpisce le ricchezze accumulate mediante attività illecite.

Lattanzio, ritenuto a capo dell’omonimo clan, era stato più volte condannato in via definitiva a numerosi anni di reclusione, in quanto promotore e punto di riferimento di un’organizzazione criminale, specializzata nel traffico di stupefacenti e che gestiva, assieme ad altri gruppi malavitosi, lo spaccio di droga a Barletta.

L’uomo, noto anche come “Rino non lo so”, venne assassinato all’età di 58 anni con diversi colpi di pistola, davanti all’ingresso di una macelleria di via Dicuonzo, nel quartiere Settefrati di Barletta. A premere il grilletto il killer reo confesso Alessandro Cacciatore, arrestato a distanza di 24 ore dall’omicidio.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso nei confronti della moglie e di due figli di Lattanzio. Riguarda sette edifici, tra i quali una villa, tre appartamenti e tre box auto, una società operante nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti ittici, undici veicoli e disponibilità bancarie e finanziarie in sei diversi istituti di credito. Un patrimonio del valore complessivo di oltre due milioni di euro.

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