Un giro d’affari stimato in circa un milione di euro al mese, frutto dello smercio di una quantità di droga compresa fra i 30 e i 40 chilogrammi. Numeri imponenti, quelli relativi all’operazione “Market drugs” compiuta dalla Polizia di Stato nel febbraio 2022: 43 le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta tesa a sgominare il florido mercato del traffico di stupefacenti a Bitonto. Cocaina, hashish e marijuana distribuiti sulle piazze di spaccio dal clan egemone nel rione 167, guidato dal boss Domenico Conte, attraverso un’organizzazione ramificata e gerarchica ricostruita puntualmente dagli inquirenti: vedette per le strade, pusher (in alcuni casi minorenni), addirittura guardie armate dislocate sui tetti e responsabili di piazza con il compito di gestire i rifornimenti, ai quali poteva spettare finanche un bonus mensile di 5000 euro. Notevole la portata del blitz, esemplari le condanne scaturite dal processo di primo grado celebrato con rito abbreviato: 343 anni di carcere complessivi per 42 imputati nel dispositivo letto dal gip del Tribunale di Bari Susanna De Felice. 20 anni al capo dell’organizzazione Conte, 18 al suo braccio destro Mario D’Elia, 13 anni e 4 mesi a Giovanni Di Cosimo, 12 anni a Francesco Bonasia, 11 anni e 4 mesi ad Alessandro D’Elia e Giuseppe Antuofermo, 10 anni e 8 mesi a Damiano Giordano mentre 10 anni di carcere sono stati inflitti a Govanni Palmieri, i due cugini omonimi Cosimo Liso, Vincenzo Caputo, Domenico Liso e Ruggiero Ricci Coletto. Pene minori per gli spacciatori e le vedette, fra cui Rosa Natilla (6 anni e 6 mesi), ritenuta una delle cassiere del gruppo. Ai condannati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso. Particolarmente significativo, in ragione delle risultanze emerse dall’attività inquirente, fu il paragone con Scampia a proposito della tecnologia a disposizione del boss, in grado di controllare dalla sua abitazione l’operato e i movimenti dei sottoposti attraverso un sistema all’avanguardia.
Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni. Sullo sfondo, una guerra per il controllo del territorio bitontino – ripartito in zone d’influenza – con gli scissionisti del clan Cipriano, guidato da Francesco Colasuonno, che ebbe il suo culmine nel conflitto a fuoco del 30 dicembre 2017 in cui perse la vita l’84enne Anna Rosa Tarantino, vittima innocente della ferocia criminale. Fu il punto di non ritorno per la comunità, che reagì con sdegno. Il Comune di Bitonto si è costituito parte civile nei diversi procedimenti, compreso quello che ha portato alle ultime 42 condanne. Una decisione rivendicata con fermezza dall’ex sindaco Michele Abbaticchio, ora vicepresidente dell’associazione Avviso pubblico.