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Cronaca

Voto di scambio con la mafia a Bari, Giacomo Olivieri rompe il silenzio

Dopo essere venuto a conoscenza degli atti dell’indagine, Giacomo Olivieri ha rotto il silenzio e ha parlato. Si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 6 maggio l’interrogatorio dell’ex consigliere regionale pugliese arrestato lo scorso febbraio con l’accusa, tra l’altro, di scambio elettorale politico-mafioso in relazione alle elezioni comunali di Bari del 2019. Nell’inchiesta denominata codice interno furono arrestate complessivamente 130 persone tra cui anche la moglie di Olivieri, Maria Carmen Lorusso (finita ai domiciliari), ex consigliera comunale di Bari che avrebbe beneficiato per la sua elezione della compravendita dei voti tra suo marito e clan malavitosi cittadini. Olivieri, assistito dai suoi legali, dinanzi ai pm ha cercato di chiarire i rapporti con i soggetti indicati nelle contestazioni a suo carico. I suoi difensori hanno riferito che «si è reso disponibile a rendere ulteriori chiarimenti sulle altre circostanze». Olivieri, attualmente ristretto nel carcere di Lanciano, si era avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia che si era tenuto dinanzi al gip nei giorni successivi all’arresto. Aveva però annunciato la sua disponibilità ad essere ascoltato in un secondo momento una volta avuta conoscenza degli atti di indagine. Per l’accusa, avrebbe raccolto i voti della criminalità (nello specifico dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuglio di Bari) per permettere l’elezione della moglie al consiglio comunale. Lorusso, che poi fu eletta, è stata arrestata e messa ai domiciliari nell’ambito della stessa indagine insieme al padre Vito (oncologo e indagato per questa e altre vicende relative alla sua professione). Lorusso fu eletta nelle file del centrodestra e poi passò nella maggioranza di centrosinistra.

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