Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale e uomo chiave dell’inchiesta “Codice Interno” riguardante i voti di scambio con la mafia barese, ha chiesto di essere giudicato in abbreviato. Arrestato e condotto in carcere dallo scorso 26 febbraio, Olivieri proverà a sostenere – in sostanza – di non essere mai stato a conoscenza della storia criminale delle persone a cui ha dato denaro per procacciare voti a favore della moglie Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale di Bari dimessasi perché sotto indagine assieme al marito. L’obiettivo dell’ex consigliere regionale è di chiudere la vicenda con una pena vicina ai 5 anni di reclusione, anziché rischiarne 12. Dovrà comunque scontarli in carcere trattandosi di reato ostativo. Nel frattempo la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha chiesto il giudizio immediato per le 130 persone ancora in custodia cautelare per l’inchiesta “Codice Interno”. Gli avvocati di Olivieri, nello specifico, hanno chiesto al Tribunale l’abbreviato condizionato. Inoltre, attraverso un perito, proveranno a dimostrare la congruenza tra il tenore di vita dell’ex consigliere regionale e i suoi redditi, in modo da limitare il rischio di confisca dei beni già sottoposti a sequestro. Olivieri nel suo interrogatorio ha sostanzialmente ammesso di aver acquistato voti, dando in cambio buoni benzina e regali, trattando con Tommaso Lovreglio (nipote di Savinuccio Parisi) e Bruna Montani (zia del capoclan del San Paolo) anche se non sapeva, a suo dire, della loro storia in ambito mafioso. Per la Procura di Bari, invece, Olivieri ne era a conoscenza.