Il comune di Andria ha restituito 45 milioni di euro al Ministero dell’Interno. Il consiglio comunale ha fatto nascere la commissione pari opportunità, politiche di genere e diritti civili. Sono le due notizie più importanti che arrivano dall’ultima seduta dell’anno 2021 e che ha visto maggioranza e opposizione scontrarsi duramente. I temi economico finanziari hanno tenuto banco per larga parte della riunione e lo scontro tra centrodestra e centrosinistra è avvenuto sui tempi disponibili per analizzare le carte: il centrodestra ha chiesto una settimana di rinvio per approfondire le 385 pagine di bilancio dichiarandosi disponibile ad un voto favorevole. Scamarcio, Del Giudice, Marmo non solo contestano di non aver avuto il tempo di analizzare le carte ma si sono detti certi che anche la maggioranza stesse votando senza conoscere i contenuti delle deliberazioni. È il sindaco Giovanna Bruno a prendere la parola a questo punto e a dare la sua versione dei fatti: i tempi contingentati sono pane quotidiano dell’amministrazione visto il numero scarso di dipendenti del comune preposti alla realizzazione di documenti complessi. Il contenuto comunque sarebbe null’altro che un collage di precedenti deliberazioni, con poche variazioni.
Sulla scelta operata dall’amministrazione di restituire al ministero 45 milioni di euro di finanziamento, che pure era stato richiesto un anno fa esatto, la prima cittadina è stata chiara: la scelta è di non appesantire il bilancio poiché il finanziamento prevedeva una rata di restituzione da oltre 4 milioni di euro annui per dieci anni.
L’istituzione e il regolamento della commissione pari opportunità, politiche di genere e diritti civili ha scatenato un dibattito anche più violento consumatosi tra il centrodestra compatto da un lato e l’assessore Di Leo e in particolare il capogruppo del pd di lorenzo dall’altro. Già nei giorni scorsi la questione aveva sollevato polemiche: Secondo il consigliere di Fratelli d’Italia Barchetta, infatti, “nella forma è una Commissione per favorire l’eliminazione di discriminazioni e differenze di genere; nella pratica, un espediente per promuovere anche progetti atti a educare anche nelle scuole, a temi come identità di genere”. È la famigerata “ideologia Gender” che ha già occupato le cronache nazionali e che con questo regolamento fa approdare ad Andria la questione sull’opportunità di portare nelle istituzioni scolastiche progetti di sensibilizzazione non graditi a molti e su cui, sottolinea Marmo, vengono spese anche cifre consistenti. Una commissione che è una replica di istituzioni già esistenti, per Del Giudice. Un regolamento scritto coi piedi, sentenzia Scamarcio. Ma è sull’iter seguito dall’assessore Di Leo che si concentrano le critiche del centrodestra: per Grumo della Lega, lo statuto impone che sia espresso un parere dalla consulta che ha la delega alle pari opportunità, che non c’è stato. Barchetta chiede quali associazioni siano state ascoltate per disegnare il regolamento. L’assessore Di Leo non fornisce una risposta precisa, il capogruppo Di Lorenzo parla di Arcigay e Fidapa, associazione presieduta dalla cugina della prima cittadina Giovanna Bruno. Troppo poco per il centrodestra che propone diversi emendamenti che il pd definisce strumentali e volti a sterilizzare l’azione della commissione. Il centrosinistra non si smuove e segue la direzione tracciata dal pd approvando il regolamento senza intoppi.