Le tensioni e persino le parole grosse hanno segnato la fine dei lavori del consiglio comunale di Andria ieri ma la maggioranza Bruno l’ha spuntata nuovamente su due provvedimenti decisivi: nella seduta che doveva votare la salvaguardia di bilancio e il cosiddetto piano casa riappare in aula dopo mesi la consigliera Marianna Sinisi senza che sia stato mai spiegato il periodo di allontanamento e cosa l’abbia riportata in aula. Con lei anche il consigliere Cannone e persino il consigliere Vincenzo Montrone dichiaratosi indipendente ma improvvisamente tornato a corte. I maligni sostengono che qualche cambio in giunta potrebbe arrivare in vista degli ultimi sei mesi di questa sindacatura e l’indennità di oltre cinquemila euro al mese faccia gola ad alcuni. Tutte situazioni da verificare nelle prossime settimane anche in considerazione del vialibera dato, proprio ieri, dalla Consulta alla candidatura dei sindaci alle prossime regionali in Puglia. Intanto però c’era da affrontare il nodo salvaguardia di bilancio senza la cui approvazione l’amministrazione sarebbe potuta cadere. Gli richieste puntuali del consigliere di opposizione Del Giudice non hanno trovato risposta neanche su un quesito basilare: perchè il comune sta restituendo oltre duecentomila euro alla Regione ed altrettanti al Ministero? Nessuna risposta, la maggioranza procede a testa bassa e approva la salvaguardia. Più articolata la discussione sul provvedimento urbanistico denominato legge 36 e afferente il cosiddetto piano casa anche se le diverse posizioni sono state espresse solo dalle opposizioni con il consigliere Di Lorenzo dell’intergruppo che chiedeva modifiche ma sosteneva nella sostanza il provvedimento dell’amministrazione e il consigliere Marmo che invece ne contestava la sostanza sostenendo che la premialità del 35% delle cubature prevista nei termini del provvedimento favorisse solo gli interventi più complessi e che fosse a discapito invece dei piccoli inteventi di ritrutturazione tipici del tessuto economico della città di Andria. Alla fine a Di Lorenzo verranno negate le variazioni richieste e si asterrà sul provvedimento contestando ai consiglieri di maggioranza di rispondere solo a comandi che arrivano da fuori senza conoscere i provvedimenti. Di qui la rabbia del capogruppo del PD Sanguedolce e l’ennesima scena poco edificante
Sul punto risponderà anche la sindaca in chiusura sostenendo che il provvedimento abbia scontato le fasi di partecipazione previste e che dalle opposizioni arrivino solo provocazioni come la richiesta urgente del consigliere Coratella di chiarire i termini delle restituzioni delle somme versate dagli assegnatari dei terreni in zona PIP.



