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CronacaPoliticaPRIMOPIANO

No a celebrazioni in stile “Gomorra”: storico divieto della Questura per un funerale a Trinitapoli

È un fatto storico quello avvenuto ieri a Trinitapoli quando per la prima volta nella BAT è stato disposto il divieto di celebrare un funerale in forma pubblica per un appartenente ad una famiglia che rappresenta un nome di spicco della criminalità organizzata. Così ha disposto la Questura di Barletta Andria Trani da qualche mese affidata all’esperienza, proprio in materia di criminalità organizzata, del dottor Alfredo Fabbrocini. Una scelta che è probabilmente diretta conseguenza del gravissimo episodio che si svolse a Bari nel giugno del 2023 quando un corteo attraversò le strade della città, anche andando contro mano, pur di portare il feretro del giovane Christian Di Gioia davanti al carcere, per tributargli un lungo applauso. Il tutto accompagnato da minacce contro i carabinieri, accusati di essere i responsabili della morte di un piccolo pregiudicato, vittima di un incidente stradale durante un inseguimento. E solo qualche settimana addietro un altro funerale proprio a Trinitapoli era diventato occasione per una esibizione non consona alla tolleranza che lo Stato può applicare: Il corteo di moto, l’Ave Maria di Schubert ma in versione neomelodica e forse un “inchino” sospetto in via Mazzini: anche in questo caso le sequenze di diversi video furono diffuse sul web al termine del rito funebre con cui è stato dato l’ultimo saluto ad un pregiudicato di Trinitapoli, Gianluca Zecchillo morto l’11 giugno a soli 41 anni in seguito ad un incidente stradale avvenuto nei pressi di Zapponeta. Sequenza che avevano indignato chi ogni giorno contribuisce alla lotta per la legalità. Sabato 20 luglio invece ha perso la vita in un altro incidente stradale il 26enne Giuseppe Carbone: un cognome pesante a Trinitapoli considerata la accertata presenza di un clan Carbone – Gallone contrapposto ai Buonarota-MICCOLI derosa . Questa volta niente celebrazioni pubbliche ma un rito al cimitero di Trinitapoli presidiato da carabinieri e polizia che ha scatenato la rabbia dei parenti uno dei quali ha sfogato la propria frustrazione sui social con video e qualche parola di troppo nei confronti dei carabinieri della stazione casalina. Ma se il dolore per la perdita di un figlio o un parente è uguale per tutti, lo Stato non può assistere, passivamente, all’esibizione volgare di forza da parte di chi ha elevato il crimine a modello di comportamento e di vita.

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