Politica

Resa dei conti dopo le regionali nel PD: chiesto il Daspo per il capogruppo di Andria

Mancanza di lealtà politica. Hanno sostenuto candidati di altre liste pur essendo iscritti ed esponenti del Partito Democratico”. Sono queste solo alcune delle contestazioni contenute in una richiesta di provvedimenti disciplinari che alcuni iscritti al Partito Democratico di Andria hanno avanzato alla segreteria regionale e al collegio di disciplina della principale formazione politica del centrosinistra. La richiesta riguarderebbe diversi esponenti dei democratici di Andria tra i quali figurerebbe anche il capogruppo in consiglio comunale Gianluca Sanguedoce. Gli iscritti si rifanno ai principi affermati dal senatore Francesco Boccia che ha più volte ribadito nel corso della campagna elettorale per le regionali che ha visto l’affermazione del candidato presidente Antonio Decaro: “Il PD non è un taxi da cui scendere e salire per il proprio comodo” aveva detto Boccia

Nonostante l’espulsione dal partito inflitta al consigliere regionale uscente di Barletta Filippo Caracciolo, e il Daspo di cinque anni dal tesseramento nel PD comminato alla consigliera comunale tranese Irene Cornacchia e a Daniela Maiorano (consigliere comunale del PD poi candidatasi con la lista PER la Puglia) alcuni esponenti del partito avrebbero comunque coscientemente continuato a violare l’articolo dello statuto che vieta di sostenere candidature esterne.

Secondo gli iscritti che chiedono ora provvedimenti coerenti con i precedenti inflitti a Caracciolo, Maiorano e Cornacchia, gli esponenti segnalati avrebbero agito a discapito della formazione politica che rappresentano per proprio tornaconto personale. La segnalazione non riguarderebbe solo il capogruppo del pd di Andria ma almeno altri due consiglieri che si sarebbero esposti, talvolta pubblicamente e in altre occasioni meno esplicitamente, a favore del candidato sostenuto da Filippo Caracciolo, Ruggiero Passero, della candidata Marianna Sinisi della lista Decaro Presidente a discapito della candidatura del segretario regionale imposto nella BAT proprio per sedare le guerre interne al PD

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