C’è solo l’astensione di Doriana Faraone del movimento 5 stelle a rompere l’idillio del consiglio comunale di Andria che approva la rimodulazione del piano di rientro. Un atto necessario per salvare il comune dal default. Anche se il piano dovrà essere ora approvato dal Ministero Economia e Finanze, non ci sono molti timori a riguardo: con gli aggiustamenti effettuati in aula, anche dalle opposizioni arriva un giudizio positivo: “il piano non è perfetto ma sicuramente migliora la stesura 2018”. In sostanza la debitoria ora viene spalmata su 20anni anziché su 15 mentre rispetto alla stesura del piano fatta con il supporto di una agenzia esterna specializzata l’elenco dei beni di proprietà che il comune dovrebbe mettere in vendita verrà rivisto da una commissione speciale che li individui e attribuisca il reale valore economico. È il punto su cui si sono sollevate le proteste della minoranza (fronte civico) che hanno però trovato terreno fertile nella maggioranza: la vendita del circolo tennis, della struttura di via Bari dove sono allocati gli uffici tributi e la sede CPR di viale Orazio, tutti destinati a realizzazioni di palazzine, ha fatto sobbalzare le anime ambientaliste del centrosinistra. La commissione dovrà ora individuare meglio gli immobili da vendere in un percorso che si presenta per nulla semplice. E che non elimina affatto il problema principale delle casse comunali di Andria: la sua capacità di riscuotere le imposte.
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