La rocambolesca fuga dei due detenuti marocchini, avvenuta sabato scorso, non è il primo caso di evasione dal carcere di Trani. Anche se la storia del penitenziario, per molti anni struttura di “massima sicurezza” per ospiti ad alto rischio, come mafiosi e terroristi, conta pochi precedenti.
L’ultimo episodio risale al 26 agosto 2021. In quella occasione ad evadere dalla casa circondariale tranese furono due pregiudicati baresi. Si tratta di Daniele Arciuli, in carcere per omicidio, e di Giuseppe Antonio De Noja, rapinatore seriale.
Nel primo pomeriggio, durante l’ora d’aria, i due detenuti riuscirono ad eludere i controlli degli agenti penitenziari, scavalcando un muro di cinta e ricadendo su un cumulo di rifiuti, per ritrovarsi così in via Andria, da dove poi fuggirono verso il centro abitato. De Noja si costituì presso la Questura di Bari cinque giorni dopo l’evasione, mentre Arciuli venne catturato a Triggiano dopo due mesi di latitanza.
Andando a ritroso nel tempo, per risalire all’unico precedente prima di questo, bisogna tornare addirittura agli anni ’70, quando il penitenziario tranese era ancora ospitato tra le mura del Castello Svevo. Rispolverando gli archivi, emerge che un detenuto, di nome Zinfollino, riuscì ad arrampicarsi con la forza delle braccia sulla muraglia, fino a raggiungere le antiche torrette della guardiania, per poi gettarsi nel fossato del maniero e darsi alla fuga.
Diversi invece i tentativi falliti, tra i quali uno a soli due giorni di distanza dalla clamorosa evasione dell’agosto 2021, quando un uomo riuscì a divincolarsi dagli agenti che lo avevano in custodia e a scavalcare un cancello, prima di essere bloccato dalle guardie.
Nella storia della struttura penitenziaria si contano anche alcune imponenti rivolte carcerarie. Tra le più violente, si ricorda quella del 28 dicembre 1980, quando 18 agenti vennero presi in ostaggio da un folto gruppo di detenuti, tra i quali alcuni esponenti delle Brigate Rosse.
La sommossa venne poi soffocata grazie all’intervento degli uomini del GIS del Carabinieri, che fecero irruzione nel penitenziario, liberando le guardie.
In epoca più recente, si registra la rivolta del marzo 2020 quando, anche nel carcere tranese si sollevarono le proteste dei detenuti, che salirono sul tetto e appiccarono incendi, contro le restrizioni imposte dalla pandemia di Coronavirus. Una sommossa in realtà ben più contenuta di quella avvenuta, negli stessi giorni, nella casa circondariale di Foggia, quando a seguito dei gravi disordini scoppiati per via delle misure anti COVID, più di cinquanta di detenuti riuscirono ad evadere in massa dal penitenziario.