Rispetto a un anno fa la musica è decisamente cambiata ma per suonarle agli avversari con costanza ancora non basta. Volendo riassumere con un’immagine gli ultimi 12 mesi del Bari, quella del pentagramma e delle sue sfumature potrebbe tornare utile. Se la squadra oggi allenata da Moreno Longo può legittimamente ambire a un piazzamento in zona playoff grazie all’attuale ottavo posto e al +8 sulla zona playout, quella che a marzo del 2024 si era presentata alla sosta del campionato con soli due punti di vantaggio sulla zona calda della classifica iniziava a emettere scricchiolii inquietanti, culminati nell’incubo retrocessione scongiurato a maggio dalla notte di Terni. Mettendo a confronto la realtà all’epoca guidata da un già traballante Beppe Iachini e quella oggi allenata da Moreno Longo, si scopre che quel Bari, reduce dalla sconfitta casalinga con la Sampdoria, dopo 30 giornate aveva sei punti in meno: 34 invece dei 40 attuali. Effetto di 7 vittorie, 13 pareggi e 10 sconfitte. Il Bari di quest’anno ha vinto una sola partita in più ma ha soprattutto perso quattro volte in meno accumulando 16 pareggi. Differenze sostanziali nel rapporto tra gol fatti e incassati (oggi 32-28, ieri 29-37 con un saldo negativo) e nella distribuzione delle reti. Il Bari 2024/25 non ha un vero bomber – Lasagna è il miglior marcatore a quota 5 – mentre un anno fa era aggrappato a Sibilli, già a 10 reti. Più solido ma non meno prevedibile. Ecco che i numeri a confronto con il recente passato spiegano dove crescere, puntando alle due trasferte in sette giorni tra Carrara e Catanzaro, indicative in chiave playoff.
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