Il Bari che a Como infila il quarto pareggio consecutivo mostra in copertina il volto felice di Rubén Botta. In un pomeriggio complicato per i colori biancorossi, con gli ospiti sotto nel gioco e nel risultato per effetto di un primo tempo senza dubbio poco brillante, come sottolineato dallo stesso Mignani, il mister dei galletti, nell’intervallo, ha optato per un doppio cambio decisamente coraggioso: fuori Folorunsho e Salcedo, dentro Galano e il fantasista di San Juan, schierato nel cuore nel centrocampo invece che nella sua solita posizione sulla trequarti.
Compito che, in verità, Rubén aveva già interpretato, e bene, nell’ultima mezz’ora contro il Sudtirol. Un ruolo nel quale il dieci, sebbene inevitabilmente più lontano dalla porta, ha il tempo e lo spazio per imprimere le accelerazioni di cui è capace, di recuperare palloni, partire da dietro e distribuire classe ovunque serva sul rettangolo di gioco. Il gol, trovato su un rigore trasformato alla perfezione, è stata solo la ciliegina sulla torta di una partita in cui Botta ha strappato applausi, regalando tunnel, dribbling e giocate a ritmo di tango argentino. Titolare contro la Ternana, il trequartista sudamericano aveva incantato la platea dei 39mila del San Nicola, trovando il suo impiego confermato nella successiva trasferta di Benevento. Una partita tuttavia opaca, che gli era costata l’esclusione dagli 11 iniziali contro il Sudtirol.
Mignani a Como gli ha preferito ancora una volta Salcedo, salvo tornare sui propri passi e regalare a Botta ultimi 45 minuti della sfida ai lariani. Rubén non si è fatto pregare, ha preso in mano la squadra e ha centrato il primo gol della sua carriera in Serie B, dedicandolo al caro nonno Pepe, scomparso a poche ore dal match in Lombardia. Nel Bari che manca l’appuntamento con la vittoria da 50 giorni, fare a meno dell’estro e del talento cristallino di Botta diventerà un qualcosa di sempre più difficile da spiegare.
