In 25 giorni Pasquale Marino ha dato una nuova identità al Bari: esibita nelle tre partite dell’allenatore di Marsala sulla panchina biancorossa, con sette punti nel paniere. Gli ultimi tre sono arrivati sabato scorso con l’1-0 all’Ascoli in quella che è stata la giornata del ritorno al successo di Vicari e compagni al San Nicola. 155 giorni e sette partite ufficiali dopo l’ultima volta. L’allenatore si gode i progressi del gruppo.
Riconoscere i limiti della squadra è stato il primo passo della cura Marino. Mettendo da parte gli integralismi. Un manifesto esposto con chiarezza dl suo arrivo in Puglia. Dopo le prove di 4-3-3 nel primo tempo contro il Modena, è arrivata la la svolta con passaggio al 3-5-2. E in poche mosse il suo Bari appare più ordinato: linea difensiva a tre, laterali più alti e Giuseppe Sibilli mezzala di qualità. Diaw e Nasti insieme dal primo minuto con il sacrificio degli esterni offensivi, da Aramu a Morachioli passando per Achik. Risultato? Brescia rimontato al Rigamonti e Ascoli battuto.
Arrivato a Bari per prendere il posto di Michele Mignani, Marino sapeva di ereditare una squadra con le scorie del sogno promozione sfumato a due minuti dal traguardo e che aveva vinto una partita sulle prime nove in campionato. Una sfida che stimolava, certo non un’impresa che poteva far paura. Quando si era presentato in sede con un foglio A4 lo scorso 10 ottobre aveva scritto davanti al ds Polito – che aveva allenato a Catania – tutti i giocatori per ruolo e i nomi. Li aveva studiati in una notte, quella prima della partenza per la Puglia. I primi 270 minuti della sua gestione hanno riportato il Bari in zona playoff. Sa bene, Marino, che due vittorie e un pareggio in tre partite rappresentano solo un punto di partenza.
In attesa che il suo Bari brilli sul piano del gioco Marino si “accontenta” di un gruppo tremendamente efficace, che ha limitato i danni dalle parti di Brenno, tornato contro l’Ascoli a non subire gol come non accadeva dal 3 settembre a Terni.