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Bari, il cambio di passo non c’è stato: da Mignani a Marino, i playoff restano lontani

Il cambio di passo atteso nel passaggio dalla gestione tecnica affidata a Michele Mignani a quella di Pasquale Marino c’è stato? La risposta, a 110 giorni dall’insediamento dell’allenatore di Marsala sulla panchina del Bari, è negativa. A dirlo sono i numeri, raggranellati da Maita e compagni su un percorso stagionale di 22 partite, più di un girone, forbice sufficiente per individuare vizi e virtù di una squadra. E ancora una volta a scoperchiare il vaso di Pandora è stata la Reggiana. Nella partita di andata dello stadio Città del Tricolore, la squadra di Alessandro Nesta aveva fermato sull’1-1 il Bari, conducendo al cambio di guida tecnica. “Non vedo un futuro” era stata l’analisi del direttore sportivo Ciro Polito nel tentativo di motivare la separazione con Mignani, capace di portare prima la squadra in B e poi di andare a 120 secondi dalla promozione in A al primo colpo.


Dopo il sabato del San Nicola, con gli emiliani passati per 2-0 e il Bari autore della peggior prestazione stagionale, la squadra biancorossa si è ritrovata al dodicesimo posto, due posizioni più in basso rispetto al momento dell’addio con Mignani, e a -4 dai playoff, che alla nona giornata erano distanti tre punti. Dettagli, legati anche a una classifica che si è inevitabilmente allungata con il passare delle settimane. L’analisi dei dati fa capire come il Bari abbia cambiato forma ma non sostanza: pareggia meno che con Mignani – 5 volte su 13 contro le 7 su 9 della prima gestione – vince e perde di più. Conosce meno mezze misure e ha anche meno equilibrio: 15 sono i gol fatti con Marino in panchina, 17 quelli al passivo. In entrambi i casi, media superiore alla rete a partita. Nel saldo positivo pesano soprattutto i tre gol fatti alla FeralpiSalò e alla Ternana, mentre nel conteggio dei centri incassati da Brenno contano più degli altri i sei gol presi da Feralpi e Venezia. A migliorare la media punti, con Marino a 1.31 contro l’1.11 di Mignani, ma resta un minimo comune denominatore: le poche vittorie, 5 su 22, che non possono certo accompagnare le ambizioni di chi punta ai playoff. E a sgretolare le certezze c’è la classifica degli ultimi avversari affrontati: Lecco, Sudtirol, Spezia, Cosenza, Sampdoria, Ternana, Ascoli e Reggiana. Otto partite contro squadre nella parte destra della classifica, nove punti. Troppo poco per cambiare marcia.


Il calendario di febbraio ha il sapore di sliding door, allora: il Bari lo aprirà in trasferta a Palermo, sfiderà in casa Lecco e FeralpiSalò e poi sarà impegnato per due incroci esterni in tre giorni. Prima a Bolzano con il Sudtirol poi a Catanzaro contro l’ex Vincenzo Vivarini. Se il rendimento non schizzerà verso l’alto, sarà necessario rassegnarsi al mantenimento della categoria come obiettivo da perseguire. Lo sa la dirigenza, lo sa la squadra, lo sa anche Marino. Confermato dopo il vertice societario di domenica ma alla ricerca di punti che possano consolidare la sua posizione in panchina.

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