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Bari, la favola finisce tra le lacrime. Contro il Cagliari i biancorossi crollano a 120 secondi dalla fine

120 secondi. Un tempo infinitesimale nella vita di un uomo, un tempo che invece, nel calcio, può fare la differenza tra vincere e sprofondare nella tragedia sportiva. E il Bari, nella finale playoff contro il Cagliari, in quei 120 secondi ha perso tutto. Due minuti separavano i biancorossi, e la loro gente, dal coronare un sogno cullato da 12 anni a questa parte. Il sogno di tornare in Serie A, il sogno di chiudere una storia intrisa di atroci delusioni sportive che, a quanto pare, non vuole saperne di conoscere la parole fine. Un sogno spezzato da un signore di nome Leonardo Pavoletti, che al minuto 94 ha piazzato la zampata che ha spedito i sardi nell’olimpo del calcio italiano. Il calcio è passione, il calcio è condivisione, il calcio è magia: quella stessa magia che ha portato allo stadio 58.206 anime, record storico di presenze per il calcio barese, che insieme hanno cantato, urlato, fischiato, sperato. Ma il calcio è anche crudele, e a volte lo sa essere in modo tremendo. Le finali sono così: c’è chi vince e c’è chi perde, chi piange di gioia e chi precipita nella disperazione, chi vive e chi muore. Sportivamente, s’intende. Ma la sensazione con cui si è risvegliata la città, per molti è paragonabile a un lutto, una ferita enorme che difficilmente riuscirà a rimarginarsi. La stagione degli uomini di mister Mignani resta una di quelle storie difficili da raccontare senza ricorrere ad aggettivi superlativi. Una favola che, tuttavia, si è interrotta sul più bello, trasformandosi in un incubo a cui nessuno, probabilmente, poteva dirsi davvero preparato. Mai come questa volta riprendersi sarà dura, durissima. Perché mai come questa volta il traguardo era davvero a un passo, un piccolissimo passo che Di Cesare e compagni non sono purtroppo riusciti a compiere. Occorrerà tempo per smaltire una delusione simile, lo stesso tempo che, ci si augura, non voglia perdere la società del presidente Luigi De Laurentiis. Perché per ripartire dopo uno shock simile occorrono solo due cose: programmi chiari e investimenti seri. Il ds Polito, quest’anno, con un portafoglio decisamente più leggero rispetto a quello delle concorrenti, ha messo su una squadra che ha stupito l’Italia intera, mentre società ben più spendaccione vedevano naufragare i propri progetti. Ma la sensazione è che un’impresa simile sia difficilmente replicabile. Intanto, perché il gruppo di mister Mignani perderà inevitabilmente dei pezzi. E, poi, perché se è vero che quest’anno nessuno si sarebbe mai sognato di chiedere la Serie A a tutti i costi a quella che restava pur sempre una neopromossa, dalla prossima stagione vincere diventerà fatalmente un obbligo. La piazza di Bari, cui davvero non si può rimproverare niente, è stata vicina alla squadra in un connubio perfetto, riempiendo il San Nicola in tantissime occasione, e lottando insieme ai propri beniamini come un sol uomo. Quella stessa piazza merita di poter essere ambiziosa, di poter sognare, e, finalmente, di veder realizzati quei sogni. La stagione appena conclusa deve poter rappresentare un punto di partenza, perché Bari possa ripartire da quell’amore senza freni e da quella passione, che va coltivata, coccolata, e che sarebbe un peccato mortale disperdere.

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