A una settimana dal gong della stagione sportiva 2023/24 del Bari, archiviata con la salvezza nello spareggio di ritorno sul campo della Ternana, a farla da padrone nelle stanze dei bottoni biancorosse c’è il silenzio. Quello della società, che sta ripetendo una strategia già percorsa nelle scorse estati, si prende del tempo prima di rivelare i piani per il futuro, rischia però di destabilizzare un ambiente già scosso da una stagione andata ben al di sotto delle previsioni sul campo e che solo il 3-0 del Liberati ha permesso di non rendere sportivamente drammatica.
C’è stato un filo invisibile ma palpabile che in questa annata ha unito i percorsi dei due club di proprietà della famiglia De Laurentiis, il Napoli e il Bari: un drastico calo di rendimento, unito a un sentimento di diffusa confusione tecnica e strategica. Non è un caso che i campioni d’Italia in carica abbiano chiuso il campionato di Serie A in decima posizione, perdendone nove rispetto al precedente torneo, e a quota 53 punti, 37 in meno rispetto a 12 mesi prima. Un crollo calcistico ed economico, con l’uscita dalle coppe europee destinata a pesare sulle casse della Filmauro. Ben 14 sono le posizioni perse in B dal Bari, passato dal terzo al diciassettesimo posto con 24 punti in meno rispetto ai 65 della stagione 2022/23. L’esito sul campo è ben noto.
Nel mezzo, ci sono state le uscite a vuoto davanti ai microfoni. Su tutte, quelle di Aurelio De Laurentiis, che a febbraio aveva ben pensato di definire il Bari la “seconda squadra” del Napoli, uscita poi rettificata dal figlio Luigi che si era dissociato dalle dichiarazioni del padre. Il 22 maggio, alla vigilia del match di Terni, lo stesso ADL era tornato sul capitolo Bari, pur senza mai citare apertamente il nome del club, ricordando lo scoglio multiproprietà e il rischio che dopo il 2028 queste società siano svendute o si trovino senza acquirenti. Sassi nello stagno di agitazioni di una piazza in fermento. Che si aspettava di sentire la voce della proprietà e di assistere a dichiarazioni ufficiali nei giorni immediatamente successivi al sospiro di sollievo per la permanenza in Serie B. Sul tavolo, all’alba di quello che nel piano triennale dovrebbe essere l’anno per tentare la promozione in A, ci sono troppi temi perché passi altro tempo: dalla direzione sportiva a un organigramma da rimpolpare fino a una squadra da rifondare. Nella scorsa estate, dopo il ko in finale playoff contro il Cagliari, era trascorso un mese prima di riavviare le comunicazioni. Una dinamica simile, se ripetuta, questa volta coinciderebbe con la certificazione della spaccatura tra Bari e proprietà.