Una città nel pallone. Qui Barletta, dove la piazza è passata in pochi mesi dal sognare il ritorno tra i professionisti a interrogarsi sul futuro, tecnico e societario. Gli strali della prima parte di stagione sul campo, con un girone di andata chiuso a 21 punti, +1 sulla zona playout, due dei quali ottenuti nelle ultime sei partite, si sommano alle incertezze legate agli orizzonti del club. Con un punto di partenza: il progetto tecnico presentato in estate in pompa magna con l’intento di “far meglio della stagione precedente”, e quindi del quarto posto, può già definirsi fallito. Lo dicono i numeri: il Barletta è a 18 punti dalla vetta e 12 dalla coppia che condivide il secondo gradino del podio, quella formata da Martina e Nardò. Ma andando oltre la fredda matematica, si intravedono gli squarci di una squadra costruita con poca logica tecnica, con tanti tesserati e pochi calciatori in grado di lottare per i piani alti della classifica. Un ritratto che sembrava palese fin da agosto, meno che ai vertici societari. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, di pari passo con gli effetti.
L’entusiasmo dell’estate, quando Barletta aveva risposto “presente” sottoscrivendo più di 3000 abbonamenti, sembra svanito. Le bandiera e le sciarpe biancorosse sono state sostituite da eloquenti striscioni indirizzati alla società, comparsi nella giornata del 27 dicembre nella città della Disfida tra il muro perimetrale del PalaBorgia, il ponte del sottovia Alvisi e il ponte Parrilli in viale Ofanto. “Il Barletta è della città: devi cedere la società”, “Vattene” e “Siete un tranello” i messaggi indirizzati al presidente onorario Mario Dimiccoli, evidentemente invitato a farsi da parte. Gli striscioni non sono stati firmati ma il fatto che le foto degli stessi siano state pubblicate sui profili social della tifoseria organizzata dei biancorossi lascia intendere quantomeno la condivisione della stessa sulla necessità di un cambio al vertice. La società biancorossa – secondo informazioni in possesso della redazione di Telesveva – è infatti da tempo al centro di diverse trattative per l’acquisizione da parte di almeno tre differenti imprenditori o gruppi imprenditoriali ma finora nessuna di queste interlocuzioni ha avuto esito e la proprietà resta nella disponibilità di Dimiccoli.
La posizione ufficiale della società è arrivata in un comunicato in cui si precisa la «disponibilità dell’attuale dirigenza dirigenza a lasciare il Barletta 1922, anche con effetto immediato, a chiunque fornisse idonee garanzie e rassicurazioni circa gli impegni assunti nei confronti di ciascun tesserato fino al termine della stagione». Nella stessa nota si precisa che «al momento esiste una sola interlocuzione nella fase embrionale delle trattative». Individuabile, per logica, in Michele Di Benedetto, main sponsor che aveva affiancato Dimiccoli in una conferenza stampa convocata d’urgenza il 16 dicembre per dare importanti aggiornamenti sul futuro societario. Aggiornamenti rimasti in sospeso, tanto che quella trattativa oggi è descritta dal club «in fase embrionale». Curioso che si convochi una conferenza per qualcosa che ancora deve essere formalizzato, vien da pensare. L’interrogativo di fondo resta uno: la società attuale è in grado di dare al calcio biancorosso il presente e il futuro che una piazza così calda e presente a suon di abbonamenti e soldi destinati alla causa meritano? La risposta l’hanno data gli ultimi mesi. Intanto c’è una seconda parte di stagione da programmare e una salvezza da conquistare. Missione affidata sul campo al duo formato dal ds Marcello Pitino e all’allenatore Dino Bitetto. Traghettatori verso l’ingresso in un 2024 che non sembra nascere sotto la stella della chiarezza.