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Barletta, nel weekend novità sul piano societario? C’è una città con il fiato sospeso

Dalla giornata del 22 maggio il Barletta 1922 è diventato ufficialmente una Ssd. Completato l’iter di 60 giorni necessario per la trasformazione dalla denominazione di Associazione sportiva dilettantistica in quella di società sportiva dilettantistica, fatta di capitali. L’assenza della presentazione di ricorsi contro l’atto di trasformazione ha legittimato il passaggio e non è un caso che le scorse ore siano state caratterizzate da alcuni passi in avanti alla voce “rumors societari”.


Ai nomi già noti che sono stati associati alla causa biancorossa nelle settimane successive alla rovinosa retrocessione in Eccellenza – l’imprenditore Francesco Agnello, vicino all’acquisto a inizio mese prima della retromarcia della proprietà, Marco Arturo Romano, già presidente della Viterbese che da diverso tempo a ritmi intermittenti è affiancato al Barletta, e un imprenditore con radici a Bitonto dall’identità ancora ignota che avrebbe dialogato negli scorsi giorni con persone vicine al presidente onorario Mario Dimiccoli – si riaffianca infatti una pista barlettana: quella che conduce a Michele Dibenedetto. Il suo non è certo un nome nuovo dalle parti di via Vittorio Veneto: già a dicembre era stato protagonista di una conferenza stampa congiunta con Dimiccoli, in cui si faceva largo l’ipotesi di un ruolo da vicepresidente per lo stesso Dibenedetto, con passaggio di quote nelle sue mani a fine stagione. Percorso mai andato a buon fine, con un braccio di ferro tra le parti durato qualche settimana e passato per annunci, inviti all’amministrazione comunale a intervenire e botta e risposta.


Dinamiche che sembrano appartenere al passato, tanto che nelle ultime ore i contatti tra gli intermediari di Dibenedetto – che si starebbe muovendo in solitaria, senza il supporto di altri imprenditori locali – e la proprietà del Barletta 1922 si sarebbero infittiti rendendo la trattativa un argomento di attualità. Ad attendere alla finestra gli sviluppi c’è un’intera città che ha il fiato sospeso dal 5 maggio, data del ko di Angri che ha decretato l’addio alla Serie D, e che spera di voltare pagina rispetto al recente passato. Fatto di silenzi, incomprensioni e delusioni sul campo.

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