La festa, infinita, cominciata a Latina, sul campo e in curva, e proseguita nella notte nella pancia del San Nicola. Il Bari è rinato, il Bari è tornato in Serie B. E a guardare la classifica, pare quasi che ci sia riuscito al termine di una passeggiata di salute. 13 punti di vantaggio sulla seconda in classifica a 3 giornate dalla fine del campionato sembrano raccontare questo, eppure non è stato affatto tutto così semplice.
Riavvolgendo il nastro non si può non ricordare come questa indimenticabile stagione non sia nata esattamente sotto una buona stella. Chiudendo gli occhi e guardando indietro la mente corre al ritiro di Storo nella seconda metà di luglio, funestato dal covid, un ritiro di fatto praticamente mai svolto. Poi il rapporto tra società e tifo organizzato, ai minimi storici soprattutto dopo l’ultima fallimentare stagione e le nuove norme sulla multiproprietà, testimoniato da un duro striscione accompagnato da un durissimo comunicato. A fare da contraltare, il saluto degli ultras alla squadra in partenza per la prima trasferta di Potenza, a suggellare un patto d’amore che va oltre la decisione dei gruppi della Nord di non presenziare sugli spalti per via delle restrizioni anti-covid. La stagione comincia, la parola va al campo: il Monopoli parte fortissimo ma il Bari, già alla 4.a giornata, trionfa a Catania in pieno recupero e si prende la vetta. Non la lascerà mai più. Alla 7.a il primo strappo, proprio nel derby contro i biancoverdi: 1-0 al San Nicola e +4 sulle seconde. Il Bari infila 4 vittorie consecutive, memorabile quella contro la Turris per 4-2, e alla 9.a giornata il vantaggio tocca i 6 punti. Arriva un altro derby, stavolta contro il Foggia, e ancora una volta il tifo abbraccia gli uomini di Mignani nel prepartita e poi sugli spalti, dove si superano le 20mila presenze. In campo non si va oltre l’1-1, e il Catanzaro accorcia a -4. Passano 4 giorni, altro derby, stavolta si va a Francavilla, e il Bari crolla, pesantemente, per la prima volta in stagione. Scende in campo Polito, che parla di schiaffone che potrebbe fare anche bene, e in effetti i biancorossi, che accolgono il Catanzaro nel primo vero big match della stagione si rialzano subito imponendo il 2-1, e si torna a +5, di nuovo sul Monopoli.
Dopo una nuova caduta a Castellammare ai primi di novembre, i galletti, che nel frattempo ritrovano anche il tifo organizzato in occasione della sfida alla Vibonese, infilano da lì a fine anno 5 vittorie e 2 pareggi, toccando i +8 al termine della prova di forza casalinga contro il Taranto alla 18.a giornata, e uscendo indenni da campi durissimi come Avellino e Palermo. È il momento migliore della stagione: il Bari vola, alle spalle Monopoli, Palermo e Turris provano a guidare la rincorsa alternandosi al 2° posto, mentre il Catanzaro arranca. Alla ripresa, dopo una pausa invernale più lunga del previsto dovuta ancora al maledetto covid, tutto sembra cambiare. 3-3 al ritorno in campo in casa contro il Catania, con il Bari che perde per infortunio uno dei suoi perni, Ruben Botta. Seguono due vittorie, contro la Paganese che fallisce un calcio di rigore in pieno recupero e poi contro il Monterosi, che lasciano tuttavia l’impressione che la squadra di Mignani non sia più la stessa. Il rendimento, soprattutto quello casalingo, crolla in virtù delle due sconfitte consecutive contro Messina e Campobasso, con il ds che torna a farsi sentire, chiede scusa alla città e manda la squadra in ritiro. Nel frattempo il Catanzaro inizia a volare, inanellando 6 vittorie consecutive e portandosi a -4. È il momento peggiore, eppure il Bari si rialza ancora: batte il Picerno, di misura, pareggia a Foggia pur dominando una partita epica sotto un diluvio torrenziale, e poi vince contro il Francavilla, ancora sotto la pioggia, con il gol di Citro in pieno recupero. È apoteosi, si comincia a sentire profumo di Serie B, e si arriva allo scontro diretto a +7: al Ceravolo, il Catanzaro ha l’occasione di riaprire il campionato ma il Bari, che va sotto nel primo tempo, recupera e vince con la magia di D’Errico. +10, discorso chiuso o quasi. Seguono le gioie contro Juve Stabia e Vibonese, e contro la Fidelis Andria arriva il primo match point, fallito, davanti a oltre 24mila presenti. Ma il discorso è solo rinviato. Latina fece piangere di dolore 8 anni fa, Latina ha fatto piangere di gioia. Come un perfetto cerchio che si chiude, restituendo al Bari la categoria persa 4 anni fa. Ora c’è da festeggiare, c’è da godere. Perché il Bari è in Serie B, ed è davvero l’unica cosa che conta.