10 anni dopo, è ancora Zemanlandia? Se lo chiedono i tifosi di un Foggia nono per la classifica e quinto per punti totalizzati, 25 ai quali sottrarre i 4 di penalità recentemente comminati al club rossonero, oggetto di ricorso in queste settimane. Andando al di là dei numeri, però, si scopre che il Zeman quater presenta sostanziali differenze rispetto all’allenatore che nell’estate 2010 era tornato in rossonero, allestendo una squadra di giovanissimi talenti e chiudendo al sesto posto in classifica con 45 punti (con due di penalità) in 34 giornate nell’allora Prima Divisione di Lega Pro. Quell’esperienza fu il lasciapassare per la B a Pescara, con promozione e lancio nel grande calcio di Verratti, Immobile e Insigne, e successivo ritorno del boemo a Roma.
Dopo 15 giornate nella stagione 2010-11, il Foggia era a quota 24 punti con 7 vittorie, 3 pareggi e ben 5 sconfitte. Meno 1 rispetto ad oggi ma con 33 reti fatte a fronte delle 22 realizzate sin qui da Alexis Ferrante e soci. Lorenzo Insigne era a quota 5, Marco Sau terminò quel campionato a quota 20 e a novembre era già in doppia cifra. A cambiare, e in maniera sostanziale, allora, è stata la difesa. “Abbiamo fatto qualche errore e lo abbiamo pagato ma posso ritenermi soddisfatto” ha spiegato Zeman dopo Campobasso. E i numeri raccontano che quella di Alastra e Volpe è la sesta porta meno battuta del campionato insieme alla Juve Stabia. Dieci anni fa, di questi tempi, erano già 27: praticamente il doppio, apripista verso il poco onorevole titolo di peggior difesa del girone con ben 58 reti al passivo, di fine campionato. E’ sempre Zemanlandia, allora, ma con moderazione: il pubblico – tra ambizioni e presente – è tornato a divertirsi. Passando da Insigne a Curcio, da Sau a Ferrante; cambiano gli interpreti, ma in panchina c’è sempre il boemo.