Un derby senza tifosi non è un derby. Quante volte sono state pronunciate queste parole. E quante volte si è stati, invece, costretti ad assistere a partite in cui una delle due curve rimaneva tristemente vuota. Quante volte alla parola derby vengono associati episodi di violenze, scontri, tra tifosi e con le forze dell’ordine. Motivi per cui, purtroppo, spesso e volentieri questure e prefetture decidono di evitare il problema alla base, vietando le trasferte alle tifoserie ospiti.
Non è stato, per fortuna, il caso di Fidelis Andria-Bari. Un derby regionale, non la classica stracittadina. Di certo non un derby sentito dai tifosi biancorossi come quelli contro Taranto, Lecce e Foggia. Ma, di sicuro, un derby bellissimo da vivere e da vedere, e non tanto per la cifra tecnica, quanto per lo spettacolo che hanno regalato entrambe le curve. Piene in ogni ordine di posto, capienza al 75% permettendo. Piene e coloratissime, come si conviene a un derby degno di questo nome. Due tifoserie contrapposte eppure amiche, che hanno dato vita a uno show che, ai presenti, ha fatto quasi passare in second’ordine quanto avveniva sul rettangolo verde. E anche ai protagonisti in campo, c’è da starne certi, sono brillati gli occhi. Perché per quasi due anni sono stati costretti a giocare in stadi vuoti, tristi, silenziosi. E che ora, finalmente, possono tornare a godere di spettacoli come quelli andati in scena al “Degli Ulivi” di Andria. Che fanno tanto bene al cuore, e che fanno urlare a gran voce che sì, il calcio senza tifosi non può essere calcio.