Nessuna cordata, nessun cambio di amministratore ed anche la procedura di crisi, che avrebbe dovuto ridimensionare l’esposizione debitoria della Fidelis Andria, non è più all’ordine del giorno. Settentadue ore dopo la fine dell’era Di Benedetto, come l’ha definita la sindaca Giovanna Bruno, non si è aperta una nuova era. Anzi, quella che emerge per ora è una fase di stallo che fa crescere le preoccupazioni. Si è palesata quasi subito infatti l’inconsistenza del mandato esplorativo affidato al direttore generale della Fidelis Vincenzo Pastore che pure aveva iniziato a coinvolgere imprenditori andriesi già nel corso degli ultimi mesi: ma al momento Pastore non è riuscito ad individuare un possibile sostituto dell’amministratore unico Michele Montuori, persona di fiducia dell’ormai ex Di Benedetto e di cui è stata annunciata l’uscita di scena all’esito del vertice formale di lunedì a palazzo di città.
Sarebbe paradossale ma a questo punto Montuori potrebbe restare al suo posto anche se si dovesse dimettere, come avviene in tutte le SRL fino a quando non si nomina un nuovo amministratore. L’uscita di scena del patron della Fidelis Di Benedetto ha poi messo da parte anche l’avvio della procedura di crisi aziendale su cui hanno cominciato a lavorare due professionisti: il commercialista Michele D’Ambrosio e l’avvocato Michele Coratella. I quali avrebbero valutato positivamente la fattibilità dell’operazione e avrebbero confermato la disponibilità a realizzarla ma sulla base di un nuovo mandato compulsato da chi dovesse prendere in mano le redini della società.