Pensare che i problemi del Bari siano limitati a questo avvio di stagione, con numeri che inchiodano alle rispettive responsabilità allenatore, area tecnica, calciatori e proprietà – rischia di portare fuori strada. I sei punti in otto partite di campionato, con una sola vittoria, otto gol fatti e 15 al passivo, sono il topolino sin qui partorito dalla montagna dopo un’estate nel segno della rivoluzione, o del repulisti in base ai punti di vista. Quel quartultimo posto spaventa ma a fare ancora più paura sono i numeri raggranellati sul campo dopo l’11 giugno 2023, data della finale playoff persa all’ultimo minuto con il Cagliari. Sei gestioni tecniche, un playout salvezza vinto, un nono posto, 20 vittorie su 89 partite ufficiali, inclusi playout e Coppa Italia. La percentuale è del 22.47%. In soldoni, tra le otto squadre del campionato di B che da agosto del 2023 non hanno ottenuto promozioni in A o incassato retrocessioni in C, il Bari è quella con il fatturato peggiore: 95 punti su 84 partite ufficiali. Nello stesso arco temporale, per intenderci, il Palermo ne ha totalizzati 124, il Catanzaro 119, lo Spezia 113. Poco meglio del Bari ha fatto anche la Sampdoria, salva agli spareggi l’anno scorso, con 101.
Gli elementi per guardare al futuro con preoccupazione ci sono tutti. E sotto esame, insieme all’allenatore, c’è anche chi la squadra l’ha costruita, scegliendo la via della patrimonializzazione in discontinuità con il recente passato: il direttore sportivo Giuseppe Magalini e il suo vice Valerio Di Cesare. A maggio la proprietà ha scelto di proseguire con loro, dando carta bianca sulle scelte pur con una riduzione del budget a disposizione. Salutato Longo in panchina, sono state ammainate bandiere come Maita e Benali in mezzo al campo e si è deciso di cambiare volti e interpreti in ogni reparto. I numeri del loro cammino congiunto? 48 partite ufficiali per il Bari, altrettanti giocatori impiegati, 11 vittorie, 24 pareggi e 16 sconfitte, 40 arrivi e 57 uscite. Numeri che, unitamente alle prestazioni sul campo e alla bontà delle operazioni compiute, hanno una matrice in comune: una proprietà sempre più distante dalla piazza, anche geograficamente. Il quartier generale in questi giorni è stato spostato in Abruzzo, a Castel di Sangro, ma domenica al San Nicola arriva il Mantova. In una partita che ha tutta l’aria di un incrocio spartiacque.



