Lutto cittadino nel giorno dei funerali e comunità scioccata per la morte di Fatimi Hayat, la 46enne cuoca marocchina, ben integrata in città dove lavorava in un ristorante, uccisa due notti fa presumibilmente dall’ex compagno, Tariq Ei Mefedel, un connazionale coetaneo, fermato ieri a Roma dai Carabinieri, rintracciato in piazza della Croce Rossa dopo un inseguimento con addosso ancora gli abiti intrisi di sangue. La sua posizione è ora al vaglio del Gip del Tribunale di Roma. A lasciare tuttavia sgomenti e ad alimentare il dibattito, non c’è solo il dolore ma anche l’interrogativo che si pone relativamente al fatto che l’uomo, nonostante fosse stato denunciato e nonostante la segnalazione alla Polizia di pericolo di femminicidio segnalato dal centro antiviolenza, non avesse il braccialetto elettronico. Nell’immediatezza dei fatti proprio dal Centro Antiviolenza di Foggia si è levato forte il grido di dolore per quella che è stata ritenuta come una morte annunciata. Dallo stesso Centro Antiviolenza, nelle ore successive, hanno precisato di non essere a conoscenza delle attività svolte dalla Procura perchè coperte dal segreto e che quanto appreso era stato riferito dalla stessa vittima. Fonti investigative, invece, hanno fatto sapere di aver mosso tutti i passi necessari per tutelare la donna e dopo la decisione di installare il braccialetto elettronico la misura era stata aggravata a luglio con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Misura tuttavia non eseguita perchè l’uomo, senza fissa dimora, risultava irrintracciabile. Nel frattempo, oltre agli interrogativi, resta il dolore per la morte di una donna di 46 anni, ben integrata e che ha trovato l’appuntamento con la sua fine in piena notte, mentre rincasava dopo il suo solito e regolare turno di lavoro. Assassinata brutalmente a due passi dalla sua abitazione.
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