43 palloncini bianchi liberati in cielo, il lungo applauso, la commozione, le lacrime. Barletta ha dato così il suo ultimo saluto a Giuseppe Tupputi, il 43enne ucciso con tre colpi di pistola all’interno del suo bar, l’11 aprile scorso. Il suo presunto assassino, Pasquale Rutigliano, di 32 anni, è in carcere. I funerali si sono tenuti all’interno della chiesa Cuore Immacolato di Maria alla presenza dei suoi famigliari, la moglie Giusy, le sue figlie piccole e migliaia di cittadini che hanno riempito la chiesa per dare l’ultimo saluto a Giuseppe. Le esequie sono state presiedute dall’Arcivescovo della Diocesi, Mons. Leonardo D’Ascenzo. Una celebrazione vissuta nel dolore, ancora forte, per un omicidio che ha gettato nuovamente nello sconforto un’intera comunità. Lacrime miste alla rabbia, e sguardi che fissano il feretro con religioso silenzio. Diversi i momenti intensi vissuti durante l’ultimo saluto al 43enne, dai funerali alle parole commoventi che la moglie Giusy ha voluto dedicare a suo marito.
Pesanti anche le parole pronunciate da Mons. D’Ascenzo durante l’omelia. «Barletta pianga – ha detto l’Arcivescovo -. Il pianto aiuti questa città a mettere da parte distrazioni e banalità, a essere madre che partorisce, che dona vita. Di fronte a queste morti – ha proseguito – è necessario che Barletta si svegli per davvero e queste lacrime di dolore si trasformino nella forza necessaria per metterci insieme, fare rete, aprire gli occhi».
Una delle tappe dell’ultimo viaggio di Giuseppe Tupputi, il luogo dove ha perso la vita, lo stesso bar di cui andava orgoglioso, il risultato di tanti sacrifici. Il feretro si è fermato per alcuni istanti davanti al suo Morrison’s Revolution, nome scelto in onore del cantante dei The Doors e della sua passione per la musica. L’ennesimo applauso, le ennesime lacrime. Qui, una sua amica, gli ha dedicato la frase: «Canta per le tue figlie, devono sapere di una città grigia che piange la nostra rock star».