Sono passati 7 anni dalla morte di Paola Clemente, la donna deceduta il 13 luglio 2015 all’età di 49 anni mentre era a lavoro nelle campagne di Andria. La bracciante di San Giorgio Jonico lavorava all’acinellatura dell’uva con un’agenzia impegnata per la ditta “Ortofrutta Meridionale Srl” il cui titolare, Luigi Terrone di Corato, è imputato per la sua morte. 7 anni scivolati via senza una verità, chiesta a gran voce anche dai suoi familiari, senza giustizia per la 49enne che quella mattina, secondo la ricostruzione, sarebbe morta per la troppa fatica del lavoro nei campi. L’accusa nei confronti di Terrone è di omicidio colposo poiché quest’ultimo non avrebbe adempiuto agli “obblighi di prevenzione e protezione dei lavoratori somministrati”.
Ma il processo, in corso al Tribunale di Trani, ancora non decolla nonostante i tanti anni passati. La fase dibattimentale inizierà solo a giugno 2023 quando verranno ascoltati i primi tre testimoni dell’accusa. A quella data saranno passati quasi 8 anni dalla morte di Paola senza giustizia. Anche perché nell’altro filone, con un processo in corso di svolgimento a Trani, sono 6 i soggetti imputati in cui l’accusa ipotizza che avrebbero sfruttato, minacciato e intimidito i lavoratori. La vicenda, nel 2015, ebbe un grande clamore mediatico e rilanciò in tutta la nazione i temi del caporalato e delle condizioni di lavoro disumane a cui spesso sono costretti i braccianti agricoli, ore ed ore sotto il sole per pochi soldi. L’argomento finì rapidamente tra quelli principali dell’agenda di Governo di allora. Il sacrificio di Paola è servito il 18 ottobre 2016 ad avere una legge contro il caporalato, la Legge 199/2016, come anche le ordinanze regionali negli anni a seguire che vietano il lavoro in agricoltura nelle ore più calde della giornata. Ora manca davvero quel tassello: la verità per Paola Clemente. Troppi anni son passati senza giustizia per la 49enne.