Non poteva restituire i 600mila euro che aveva ricevuto in prestito per realizzare un palazzo in viale Giotto a Foggia, per questo motivo ha cercato di uccidere il suo creditore, un boss del clan Sinesi-Francavilla, raggiungendolo a casa sua sulla costa romana dove stava scontando i domiciliari. Gli spari, tuttavia, ferirono anche il figlio 15enne del boss. Resta in carcere Antonio Fratianni, l’imprenditore edile foggiano di 56 anni, accusato di duplice tentato omicidio avvenuto a Nettuno il 2 marzo scorso. Nel mirino il pregiudicato Antonello Francavilla, il boss foggiano a cui l’indagato non poteva restituire la grossa somma di denaro presa in prestito. Fratianni è stato fermato il 2 agosto in autostrada nel territorio di Trieste, mentre cercava di far perdere le sue tracce. Il Gip del tribunale di Velletri, competente per territorio, ha accolto la richiesta della Dda di Roma che contesta a Fratianni l’aggravante della premeditazione e della mafiosità per due motivi: il metodo utilizzato e la causale dell’agguato riconducibile a contrasti all’interno della mafia foggiana nella quale viene ritenuto “orbitante” lo stesso imprenditore. Dopo quell’episodio, Fratianni venne raggiunto a sua volta da un agguato il 26 giugno, progettato da presunti esponenti del clan Sinesi-Francavilla che erano pronti ad ucciderlo alla periferia di Foggia vicino al casello autostradale. Da quella vicenda scaturirono successivamente 7 arresti. L’imprenditore, intanto, dal carcere si dichiara innocente sostenendo di essere vittima di una estorsione da parte di Antonello Francavilla che lo aveva convocato un paio di volte a Nettuno. L’ultima convocazione è stata denunciata da Fratianni 24 ore dopo il suo tentativo di uccidere il boss.