I pugliesi possono dire addio ai ricci di mare sulle loro tavole. E se non è un addio, è almeno un arrivederci. La Regione ha infatti decretato lo stop alla pesca, anche sportiva, di questo pregiato organismo marino, particolarmente apprezzato nella tradizione culinaria pugliese, e per questo molto ricercato nelle acque dell’Adriatico.
Così ricercato da rendere necessarie misure straordinarie per la sua salvaguardia. Come quella adottata dal consiglio regionale che, nella seduta di ieri, ha approvato a maggioranza una legge che ne sancisce il divieto di pesca e vendita per un periodo di 3 anni.
La proposta, avanzata dal consigliere Paolo Pagliaro, capogruppo di “La Puglia domani”, è passata con 41 voti favorevoli ed uno solo contrario. La norma impone la sospensione della pesca con l’obiettivo di consentire il recupero degli stock e la ricostituzione della preziosa risorsa marina, messa a rischio dalla massiccia “caccia al riccio” degli ultimi anni, nonostante il fermo biologico. Questo stabiliva il completo divieto di pesca nei mesi di maggio e giugno, mentre da luglio a fine ottobre era consentito prendere fino ad un massimo di 50 ricci per ogni pescatore, e di 1000 per la pesca professionale, destinata alla vendita e alla ristorazione. Unico periodo di raccolta libera era quindi quello compreso tra novembre ed aprile.
La nuova legge vieta il prelievo, la detenzione, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione degli esemplari provenienti dalle acque pugliesi, oltre che dei relativi prodotti derivati freschi. Non è invece impedito l’acquisto e la vendita dei ricci che arrivano dai mari territorialmente non appartenenti alla regione. Ciò vuol dire, ad esempio, che potranno essere ancora serviti nei ristoranti o commercializzati dalle pescherie, a condizione che non siano stati pescati nei mari della Puglia. Fondamentale, in questo senso, sarà quindi la tracciabilità del prodotto ittico, se non si vorrà incorrere in salatissime sanzioni. Un avviso ai naviganti ma non solo a loro.