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Cronaca

Sgominato sodalizio brindisino della Sacra Corona Unita, 22 arresti. Chi non rispettava le regole subiva punizioni corporali

5 luglio 2020, giorno dell’agguato ai danni di un sorvegliato speciale a Latiano. 9 colpi di pistola esplosi, la vittima riuscì ad evitarli rifugiandosi dietro le mura della sua abitazione. Da quell’episodio sono partite le indagini che hanno portato all’arresto, all’alba di oggi, di 22 persone tra alcuni comuni del Brindisino e le province di Lecce, Taranto, Foggia e BAT. L’operazione è stata eseguita dai carabinieri di San Vito dei Normanni, l’indagine è coordinata da Tribunale di Lecce e Direzione distrettuale antimafia. In 21 sono finiti in carcere, una persona ai domiciliari. Sgominato un gruppo criminale secondo gli investigatori facente parte della Sacra Corona Unita. Le accuse, fra le altre, sono di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra, violenza privata, lesioni personali, estorsione, ricettazione, produzione, coltivazione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo le indagini il gruppo era capeggiato da Gianluca Lamendola, nipote del mesagnese Carlo Cantanna, quest’ultimo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Tommaso Marseglia avvenuto il 22 luglio 2001 a San Vito dei Normanni. Lamendola sarebbe stato protagonista di una “scalata” al vertice del sodalizio avvenuta con violenza, attraverso l’uso di armi, numerosi pestaggi, sequestri di persona, agguati e tentati omicidi. Riscontrata la condotta estorsiva ai danni di esercizi commerciali, 500 euro al mese in cambio di protezione. La droga, di ogni tipologia, commercializzata sul territorio Brindisino, sempre secondo le indagini, proveniva dalle province di Foggia e Bari. La base operativa era invece in un’area rurale di contrada Mascava a Brindisi. Sequestrata anche una piantagione di Canapa indiana con circa mille esemplari in una zona tra San Vito dei Normanni, Mesagne e Latiano. Ancora, il sodalizio aveva istituito un rigido regolamento interno, chi non lo rispettava subiva punizioni corporali simboliche come il taglio della schiena alla presenza di altri affiliati. In un caso, ad uno dei membri del clan responsabile di aver fatto violentare la compagna, è stato imposto l’isolamento all’interno di una delle basi nella disponibilità dell’organizzazione, con sede a Fasano.

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