Dove impiegare Jeremy Menez? È uno degli interrogativi che accompagnano il Bari verso le ultime ore del ritiro di Roccaraso, che vedrà il traguardo nella mattinata di venerdì 28 luglio con un’amichevole in famiglia, soluzione scelta dopo l’annullamento per motivi di ordine pubblico del test contro la Juve Stabia e le difficoltà nel reperire avversari di Serie C e Serie D liberi in quella data. Il 36enne francese è atterrato in Abruzzo passando per la Puglia meno di 10 giorni fa e sembra già uno “di famiglia”, per usare un’espressione affidata dallo stesso Menez alla prima intervista ufficiale sui canali del club. Il suo recente passato lo ha visto in modalità multiuso: componente del tridente alle spalle delle punte nella Roma, più vicino alla porta con Milan e Psg, falso nueve o ispiratore in B Con la Reggina, dove ha vissuto le ultime tre stagioni.
La prima idea che viene in mente è che Menez possa occupare uno dei due posti da attaccante nel 4-3-1-2 di Mignani, modulo che non prende il classico centravanti d’area ma tre elementi che possano privare l’avversario di punti di riferimento. Giocare tra i due permetterebbe a Menez di coprire meno campo in fase di non possesso e di agire da trampolino di lancio per i compagni al tempo stesso. Un discorso simile lo si può fare per la collocazione sulla trequarti, ruolo oggi scoperto in casa Bari dopo gli addii con Botta e Folorunsho. In presenza di attaccanti muscolari e disponibili al sacrificio quando il pallone ce l’hanno gli avversari, Menez potrebbe esibire le sue serpentine in dribbling e il tiro da fuori area, altre specialità della casa. Meno semplice ipotizzare che possa invece agire da ala, come a inizio carriera, magari in un 4-3-3, o addirittura da mezzala offensiva, soluzione che Mignani ha sposato con Botta alcune volte a partita in corso nella scorsa stagione, quando era magari necessario forzare i tempi alla ricerca di una rete a tutti i costi. Tante sfumature, un solo Menez. Che intanto suda e sbuffa nel ritiro di Roccaraso, in attesa di mettersi al pari quanto a condizione atletica con i suoi compagni di squadra, e lavora per indossare la numero 7, maglia che fu di Mirco Antenucci, nome capace di scrivere un pezzo di storia del Bari. L’auspicio a latere è che la presenza del classe 1987 francese in rosa possa fungere da sveglia per il connazionale Scheidler. Avere l’esempio di un compagno così titolato e affamato al tempo stesso potrebbe scrollare un po’ di timidezza dalle spalle dell’attaccante ex Digione, protagonista di una stagione con più luci che ombre nello scorso torneo.