C’è la storia della tradizione marinara con una struttura iconica come il trabucco, ma c’è anche il progetto di ricerca costiera che rappresenta il punto cardine del waterfront di Trani e più in generale della costa della sesta provincia pugliese. Ma c’è anche lo spazio dedicato ai progetti dei giovani attraverso una tesi di laurea dedicata alla riqualificazione della costa nord tranese. E’ stato il mare nel rapporto con città ed architettura il protagonista di un incontro particolarmente partecipato a Trani all’interno della Lega Navale nell’ambito delle iniziative per la “Settimana del mare” ed organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC della BAT. Un progetto patrocinato dall’amministrazione comunale e che ha visto coinvolti diversi enti ed associazioni cittadine. Promotore e capofila è stato il gruppo di Trani dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia che quest’anno festeggia il 50esimo anniversario dalla costituzione. Una serata concreta di riflessione ma anche di progetti reali da realizzare.
“Il tutto nasce dal governare questi processi di antropizzazione e cioè tutto ciò su cui, noi genere umano, incidiamo – a spiegato l’Arch. Sergio D’Addato, uno dei relatori della serata – Si interviene su di un sistema costiero che difatto ha un elemento di naturalità. Ogni volta nella quale si sposta qualsiasi cosa difatto questo intervento va controllato. In Puglia si sono moltiplicati fenomeni puntuali in modo anche forse esagerato. Parlo, per esempio, di porti, approdi, sistemi legati alla balneazione ma anche di una serie di insediamenti industriali in ambito costiero. A noi serve comprendere come sia giusto intervenire per limitare le modificazioni di una naturalità che la costa pretende”.
“Abbiamo partecipato ad un concorso internazionale indetto dalla Provincia BAT – spiega l’Arch. Dario Natalicchio – in cui bisognava esaminare tutto il territorio per andare ad individuare cinque siti che avevano bisogno dell’attenzione delle autorità per riqualificarli e rigenerarli.
Ma non solo il presente, nel corso della serata si è analizzato anche il passato grazie allo studio dell’Arch. Francesco Boris Giordano sui trabucchi definiti come un’architettura senza architetti: “Questo sistema trae origini dalle necessità dell’uomo, senza una accademicità, di sfruttare al massimo le sue capacità le sue potenzialità e quindi protendersi verso il mare utilizzando le risorse del territorio. Poi successivamente è stata riscoperta in questo una genialità e spesso gli architetti ne hanno tratto spunto ed oggi questi sono elementi di paesaggio molto forti. La Costa Adriatica è quella che ha le strutture più evidenti, i nostri trabucchi sono particolarmente preziosi perché Bernard Rudofsky, un architetto che è stato anche direttore del MoMa, nel 1964 porta queste nostre strutture nel museo e gli fa assurgere al ruolo di monumento della genialità umana”.
Il futuro analizzato dai giovani architetti grazie ad una tesi di laurea a quattro mani sulla costa nord di Trani: “Ho colto l’occasione della tesi proprio per cercare una progettazione che poi potesse avere anche un fine realizzativo – spiega l’Arch. Matteo Nigretti – ma che in primis andasse a denunciare questa mancanza di collegamento di infrastrutture e strade che c’è da subito dopo il Castello Svevo”.
“Quello che si può fare per la costa Nord – spiega l’Arch. Fabio Bruno – è riappropriarsi di zone industriali ormai abbandonate da decenni che occupano spazi che potenzialmente potrebbero essere fruibili non solo ai turisti che popolano per gran parte dell’anno la città ma sicuramente anche dalla popolazione locale. Sulla costa nord troviamo tanti insediamenti abitativi che vedono preclusa la possibilità di accesso al mare perché ci sono queste strutture abbandonate e che comunque occupano in modo improprio un tratto di costa che potrebbe essere fruibile per lo svago ma anche per attività ricettive turistiche e non solo”.
L’Ordine degli Architetti della BAT ha cominciato, dunque, una lunga stagione autunnale ed invernale di importanti eventi al servizio della comunità: “Da molto tempo cerchiamo di andare fuori dai nostri ambiti. Parlare di architettura in questo momento è assolutamente necessario – ha spiegato l’Arch. Francesca Onesti, Presidente della Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti BAT – Un ventaglio di modi di intendere l’architettura per presentarlo a chi di architettura non si occupa. Noi scendiamo in piazza per parlare di queste cose che secondo me sono fondamentali per un vivere civile e per prendersi cura della città”.