Non verrà chiusa l’area a caldo dello stabilimento ex Ilva di Taranto. Così ha deciso la quarta sezione del Consiglio di Stato, accogliendo gli appelli presentati da Arcelor Mittal Spa e Ilva Spa, in amministrazione straordinaria.
Annullata l’ordinanza con la quale il sindaco tarantino Rinaldo Melucci, il 27 febbraio 2020, aveva ordinato alle due società, nelle rispettive qualità di gestore e proprietario dello stabilimento siderurgico “ex Ilva”, di individuare gli impianti interessati da emissioni inquinanti e rimuoverne le eventuali criticità e, qualora ciò non fosse accaduto, di procedere alla “sospensione/fermata” delle attività dello stabilimento.
L’ordinanza sindacale era stata firmata nell’esercizio dei poteri di necessità ed urgenza spettanti al primo cittadino, a tutela della salute pubblica, a seguito di episodi di emissioni di fumi e gas, avvenuti nell’agosto 2019 e nel febbraio 2020, e al termine delle successive verifiche ambientali e sanitarie.
Il Tar della Puglia, sezione distaccata di Lecce, si era pronunciato sulla questione, respingendo in primo grado il ricorso presentato dalle due società. Una decisione ribaltata adesso dal Consiglio di Stato, che ha deciso di annullare il provvedimento del sindaco in quanto “mancavano i presupposti d’urgenza tali da giustificare l’ordinanza”. Non sussisteva cioè un reale pericolo che la situazione sanitaria a Taranto potesse peggiorare a tal punto da richiedere un intervento immediato del primo cittadino.
Dunque, con il via libera dei giudici l’attività dell’ex Ilva proseguirà normalmente, essendo decadute le ipotesi di spegnimento dell’area a caldo dello stabilimento e dello stop degli impianti connessi, la cui attività produttiva potrà andare avanti senza rallentamenti giudiziari, in quanto, secondo il Consiglio di Stato, non esiste un imminente pericolo per salute dei tarantini.