Cinque condanne a pene comprese tra 1 anno e 6 mesi e 2 anni di reclusione sono state chieste dalla Procura di Bari per gli imprenditori accusati di aver speculato sull’emergenza Covid, fornendo alle Asl pugliesi, nel marzo 2020, mascherine protettive a prezzi salatissimi.
Le pene più alte sono state chieste per Romeo Matteo Fumagalli, legale rappresentante della “Sterimed”, con sede a Surbo nel Leccese, e per Massimiliano Aniello De Marco, legale rappresentante della “Servizi ospedalieri” di Ferrara. Ai due sono state contestati i reati di manovre speculative su merci, tentata truffa aggravata e frode in pubbliche forniture. Per loro la Procura barese ha chiesto anche il pagamento di una multa da 500 euro. Per i fratelli Gaetano e Vito Davide Canosino, della “3MC spa” e della “Penta srl” di Bari, e per Elio Rubino, della “Aesse Hospital”, sempre di Bari, è stata chiesta invece la condanna ad 1 anno e 6 mesi e il pagamento di 300 euro di multa.
In base a quanto emerso nel corso delle indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, durante una delle fasi più critiche dell’emergenza sanitaria, sarebbero stati stipulati con le aziende sanitarie pugliesi contratti per forniture di centinaia di migliaia di mascherine Ffp2 e Ffp3, con rincari saliti fino ad oltre il 4.000%. Sovrapprezzi via via sempre crescenti, applicati nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, arrivando a far pagare più di 20 euro una singola mascherina, del valore di poche decine di centesimi.
Nel corso della requisitoria, il Procuratore barese Roberto Rossi ha sottolineato come quei dispositivi fossero, in quel momento, “necessari per la vita delle persone”, e di come l’operazione di vendita di “Sterimed” e “Servizi ospedalieri”, che non avrebbero avuto le mascherine promesse al momento della stipula del contratto, fosse una “operazione speculativa ai massimi livelli”. Nel corso delle prossime udienze verranno ascoltati i difensori degli imputati.