Cercare di colpire l’avversario per primo. Una missione diventata se non impossibile, di certo molto complicata per il Bari che galleggia in piena zona playout. Nelle ultime nove partite di campionato, numeri alla mano, Sibilli e compagni non sono mai riusciti a sbloccare i giochi prima della squadra che avevano di fronte. È successo nell’ordine contro Südtirol, Catanzaro, Spezia, Venezia, Sampdoria, Modena, Cremonese, Como e Pisa. Solo in tre occasioni, tanti quanti i punti ottenuti nella frazione, il Bari è riuscito a pareggiare i conti evitando sconfitte ma il bilancio resta assolutamente deficitario. A renderlo più complesso sono le notizie che arrivano dall’infermeria. George Puscas, secondo miglior marcatore con Nasti a quota 4 reti, molto difficilmente sarà della partita sabato prossimo al San Vito-Marulla di Cosenza, in uno scontro diretto contro una squadra volata a +3 sui biancorossi grazie alla vittoria dello scorso weekend a Reggio Emilia. L’attaccante rumeno si è procurato una frattura scomposta alla mano sinistra sabato scorso e mercoledì sarà operato. Il suo recupero, con apposito tutore, per sabato è in forte dubbio, Con Davide Diaw tornato in infermeria dopo la partita contro la Cremonese e tornato martedì a Milano per nuove visite mediche, l’unico centravanti di ruolo resta Marco Nasti, a secco con il Bari dal 13 gennaio ed ex della partita con cinque reti in rossoblù nella scorsa stagione. Ha vestito entrambe le maglie Daniele Sciaudone, che nel corso di Chiacchiere da Bari su Telesveva si è espresso così verso il finale di stagione.
Fare risultato pieno a Cosenza permetterebbe al Bari di interrompere un doppio digiuno: quello di vittorie, perdurante dal 17 febbraio, e quello riguardante i tre punti in trasferta, assenti addirittura dal 29 ottobre 2023. Ma non solo: uscire indenni dal viaggio in Calabria consentirebbe di tenere la squadra di William Viali nel gruppo in lotta fino alla fine per mantenere la categoria. Dimensione che a inizio stagione nessuno a Bari avrebbe pensato di dover fronteggiare e che oggi è una triste realtà.