Nuovi elementi sull’inchiesta di voto di scambio con la mafia avviata a febbraio scorso nel Barese con oltre cento arresti, e che vede l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri come uomo chiave della vicenda. Secondo quanto emerso dall’analisi sul suo telefono cellulare – sequestrato dopo l’arresto – Olivieri a febbraio 2019, durante le primarie per la scelta del candidato sindaco del centrodestra, era in contatto con Michele De Tullio, zio di Tommaso Lovreglio, l’ex dipendente Amtab (nipote acquisito del boss Savino Parisi), ritenuto l’interfaccia di Olivieri per l’acquisto di voti dal clan Parisi. Analizzati messaggi scritti e vocali delle chat. In occasione delle primarie del 2019, che si svolsero alla Fiera del Levante di Bari, l’ex consigliere regionale e l’allora alleato Nicola Canonico sostenevano Pasquale Di Rella, ex esponente del PD passato con il centrodestra. Olivieri e De Tullio si scambiarono numerosi messaggi. Il primo chiese al secondo di andare a prendere “di peso” persone del quartiere Japigia affinché votassero. De Tullio lo rassicurò dicendo di avere la situazione sotto controllo e di aver organizzato diversi viaggi in macchina per accompagnare sino a quattro persone alla volta, il tutto con l’ausilio del nipote Lovreglio. Olivieri chiese di coinvolgere anche persone di altri quartieri. A quelle primarie Di Rella vinse largamente, poi dovette arrendersi al voto delle comunali in cui vinse Antonio Decaro. La chat raccolta dagli investigatori rappresenterebbe un antefatto di altri episodi successivi, come la cena di qualche giorno dopo le primarie tra Olivieri, De Tullio e Lovreglio in cui i tre parlarono del sostegno degli uomini di Japigia alla candidatura di Maria Carmen Lorusso, moglie di Olivieri. Nel corso dell’ultimo interrogatorio quest’ultimo si è difeso sostenendo di non conoscere la storia criminale di Lovreglio e De Tullio. Per l’ex consigliere regionale i due erano solo dipendenti Amtab. Versione a cui gli investigatori non credono, alla luce di un’intercettazione in cui Olivieri chiede di portare al voto le “famiglie degli arrestati”.