Cronaca

L’aggressione, il sequestro, la trattativa: la serata di tensione nel carcere di Bari tra sovraffollamento e pochi agenti

Si è concluso attorno alle 22,30 il cosiddetto “atto di dissenso” nel carcere di Bari che ha preoccupato non poco sabato sera le forze dell’ordine. Una vera e propria rivolta portata avanti da almeno quattro detenuti, di cui sembra due fossero alticci ed uno con problemi psichiatrici. Sarebbero stati loro, nelle ricostruzioni degli inquirenti, a ferire una guardia penitenziaria, l’unica di turno nel secondo piano della seconda sezione del carcere barese, dove è rimasta sequestrata anche una infermiera di turno per le terapie di alcuni reclusi. Il sequestro sarebbe però durato poco visto che un altro agente della Polizia Penitenziaria si è offerto come ostaggio per consentire di liberare l’infermiera e prestare le cure all’agente ferito. Da lì è partita una lunga trattativa che ha coinvolto anche altri detenuti del penitenziario presenti in quel braccio dove sono reclusi principalmente baresi. Alle 22,30 i detenuti si sono arresi mentre al carcere di Bari erano già giunti molti agenti penitenziari provenienti da altre carceri o fuori servizio. I quattro detenuti, animatori della protesta, sono stati immediatamente allontanati in altri penitenziari. I primi ad intervenire sul posto in ausilio sono stati i carabinieri di Bari. Una situazione che avrebbe comunque potuto avere conseguenze ben più gravi considerando sia il sovraffollamento del carcere barese, problema questo presente in tutta Italia, e sia il numero ridotto di agenti presenti nella struttura considerando che sabato sera nell’intero carcere erano presenti solo una dozzina di agenti a fronte di circa 400 detenuti. Una situazione esplosiva che ha denunciato quasi in tempo reale per l’ennesima volta Federico Pilagatti presidente nazionale del SAPPE, il sindacato della Polizia Penitenziaria.

Su quanto accaduto a Bari è intervenuto anche il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto che ha voluto specificare come ciò che è accaduto non sia legato a problemi di sovraffollamento o sicurezza e non ha nulla a che vedere con il decreto carceri. Ma tutto è nato – dice l’On. Sisto – «dalla presenza di un detenuto con problemi psichiatrici che avrebbe dovuto essere collocato altrove».

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