La Procura generale di Bari ha chiesto la conferma della condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione nei confronti dell’ex Direttore Generale della ASL di Bari, Domenico Colasanto, nell’ambito del processo per l’omicidio di Paola Labriola, la psichiatra barese uccisa a coltellate da un paziente, nel settembre 2013, in un centro di salute mentale a Bari.
In riferimento al fatto di sangue, l’ex dirigente dell’azienda sanitaria nel 2021 era stato condannato in primo grado dal Tribunale del capoluogo per il reato di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Per un altro ex dipendente della ASL barese, il funzionario Alberto Gallo, condannato in primo grado a 3 anni di carcere, è stata chiesta invece la prescrizione. Era ritenuto responsabile della compilazione di un falso DVR, il Documento di Valutazione dei Rischi della struttura dove lavorava la vittima.
Il brutale assassinio risale alla mattina del 4 settembre 2013. La psichiatra, 57 anni e madre di due figli, era a lavoro come ogni giorno, presso il suo ambulatorio nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà.
La donna venne aggredita e accoltellata 57 volte da un paziente, Vincenzo Poliseno, in cura presso la struttura. L’assassino è stato condannato, con sentenza definitiva, a 30 anni di reclusione, per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Nel corso del processo, a seguito di perizie psichiatriche, l’uomo era stato dichiarato capace di intendere e di volere, non essendogli riconosciuto alcun vizio di mente, come richiesto dalla difesa.
Il giudizio parallelo, sulle presunte responsabilità della ASL di Bari, che non avrebbe garantito la sicurezza sul luogo di lavoro, è stato rinviato al prossimo 29 gennaio, per la discussione delle parti civili, del responsabile civile (l’azienda sanitaria) e delle difese degli imputati. Nella stessa data potrebbe arrivare la decisione dei giudici.