E’ stata definita la più allarmante criminalità organizzata pugliese: l’operazione Mari e Monti, che ha sgominato il fortino del clan Li Bergolis di Monte Sant’Angelo, con complessivi 39 arresti e sequestri di beni per 10 milioni di euro, ha visto per la prima volta Direzione Distrettuale Antimafia, Direzione Nazionale Antimafia e Terrorismo e servizi centrali e interprovinciali di Carabinieri, Polizia e Finanza lavorare insieme. Ed è questo uno degli elementi di novità di un’operazione che ha svelato anche l’evoluzione del clan Li Bergolis, protagonista di un inarrestabile percorso espansivo che ha portato il sodalizio mafioso dall’entroterra di Monte Sant’Angelo alle coste garganiche ed in maniera particolare a Vieste, nell’ambito di un processo di modernizzazione e all’esito di una sanguinosa guerra con il clan Romito-Lombardi-Ricucci che ha consentito ai cosiddetti “Montanari” di prendersi significativi spazi nel narco traffico internazionale. Una scalata che ha prodotto ingenti guadagni, investiti poi nel tessuto economico imprenditoriale per l’espansione verso il mare e gli interessi nel settore turistico, in particolar modo a Vieste. 1007 pagine di un’ordinanza che spiegano il processo di continuità, che parte dall’operazione “Iscaro-Saburo” del 2004, il primo che attestò l’esistenza di clan nel Gargano, fino ad oggi, con assetti mutati anche per la decisione di alcuni boss che hanno scelto di collaborare con la giustizia, come Marco Raduano, a lungo capo indiscusso della mafia viestana che durante la sua latitanza, si legge nelle carte, ha dovuto fronteggiare le ingerenze dei montanari sul territorio di Vieste. C’è poi il ruolo di Enzo Miucci, il 41enne ritenuto a capo del clan Libergolis: dalle carte dell’ordinanza emerge l’assoluta caratura criminale in grado di incutere timore, cosa sottolineata anche da qualche collaboratore di giustizia, come Patrizio Villani, in passato esponente del clan foggiano Sinesi-Francavilla. Durante la detenzione lo invitò a prendersi la piazza di spaccio di San Marco in Lamis. Il carcere non ha frenato gli affari di Miucci, che ha continuato a dirigere i traffici illeciti, oltre a far sapere che una volta libero avrebbe regolato i conti con chi non aveva rispettato le regole da lui impartite e con i clan avversi. Nel primo semestre del 2022 Miucci strinse poi un accordo con il cerignolano Umberto Sforza sulla gestione della piazza di Vieste dietro i versamento di 10 mila euro al mese, e questo grazie all’intervento di uno dei boss della mala foggiana, Emiliano Francavilla. Un percorso, quello del clan Libergolis, che per quello che scrivono gli inquirenti è stato capace di inquinare anche la politica locale, portando allo scioglimento dei consigli comunali di Monte Sant’Angelo, Manfredonia e Mattinata.
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