È stato rinviato a giudizio con l’accusa di favoreggiamento con aggravante mafiosa Michele D’Alba, il 64enne noto imprenditore foggiano finito al centro di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, coordinata dalla PM Bruna Manganelli. Per quello che è il teorema dei giudici, D’Alba avrebbe negato di essere vittima del racket, comportamento ritenuto da chi indaga finalizzato a proteggere l’organizzazione criminale foggiana. Nell’inchiesta, che ha portato anche all’emissione di due interdittive antimafia a carico di altrettante società riconducibili all’imprenditore, la cooperativa “Le Tre Fiammelle”, che si occupa di servizi di pulizia, sanificazione e manutenzione del verde pubblico e la lavanderia industriale “Lavit Spa”, società successivamente sottoposte a controllo giudiziario, a D’Alba viene nella fattispecie contestata la presunta reticenza nel denunciare le estorsioni subite dalle sue aziende, finite nel mirino del pizzo della mala foggiana. Per i giudici il silenzio dell’imprenditore di fronte alle pressioni era volto ad evitare identificazioni e arresti degli estorsori. A disporre il rinvio a giudizio è stato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Foggia, Susanna De Felice. Il processo a carico di D’Alba prenderà il via il prossimo 4 dicembre.
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