Cronaca

Maggiore “offensività” se le offese sono su Facebook: la condanna confermata a Bari nei confronti di un imprenditore andriese

“L’utilizzo di una bacheca Facebook, per la notoria potenzialità diffusiva di cui si caratterizza, configura un grado di offensività tutt’altro che modesto”. E’ uno dei passaggi più rilevanti della sentenza della Corte d’Appello di Bari che ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Trani nei confronti dell’imprenditore agricolo andriese Emanuele Catino dopo la pubblicazione, a dicembre 2018, di un post ritenuto offensivo e lesivo della reputazione dell’allora consigliere comunale l’avv. Di Pilato. La condanna a due mesi di reclusione ed alle spese legali segue un’altra sentenza questa volta definitiva ad 8 mesi di reclusione a causa di atti persecutori dell’uomo ai danni dell’ex presidente del consiglio comunale andriese. Una vicenda partita proprio nel 2018 e proseguita poi negli anni successivi e per cui stanno arrivando a compimento le sentenze per i procedimenti attivati dall’avvocato Di Pilato nei confronti dell’uomo.

Nel caso specifico la condanna è stata ribadita dalla Corte d’Appello di Bari per un post su facebook in cui, secondo i giudici, è stata offesa la reputazione dell’avv. Di Pilato in quel caso, tra le altre cose, accusata anche di aver minacciato con l’ausilio di terze persone, l’imprenditore agricolo. Destituito di fondamento l’appello si è arrivati alla conferma della condanna per cui ora ci sono pochissimi giorni per un eventuale ricorso in Cassazione. La querelle, finita poi nelle aule di tribunale, ha permesso comunque di ribadire, da parte della Corte, l’importanza di uno strumento come quello dei social e di conseguenza l’utilizzo di post di facebook per ledere la reputazione e l’immagine di una persona e non solo per una critica generica all’attività politica.    

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