Ventun’anni di carcere. E’ la condanna della Corte di Cassazione nei riguardi di Fabio Giampalmo, il 23enne di Bitonto giudicato colpevole per l’omicidio dell’imbianchino Paolo Caprio, ucciso a pugni davanti al bar di una stazione di servizio di Bitonto il 5 settembre 2021.
I giudici romani hanno confermato la sentenza emessa prima dalla Corte d’assise di Bari nel giugno 2023 e quindi dalla Corte d’assise d’appello un anno più tardi, rigettando la richiesta dei difensori di Giampalmo e della stessa Procura generale di derubricare il fatto come omicidio preterintenzionale.
Nella notte del 5 settembre 2021, Giampalmo colpì Caprio con «una raffica letale di pugni al volto e al capo», come riportato nelle motivazioni della sentenza di secondo grado. I giudici dell’appello, nella sentenza confermata dalla Suprema Corte, hanno rilevato «l’allarmante capacità a delinquere» di Giampalmo, considerato «particolarmente esperto nell’arte del combattimento», il quale «decideva di aggredire improvvisamente una vittima ignara di dover subire, senza alcuna precedente discussione, una raffica di colpi micidiali». Inoltre Giampalmo non avrebbe mostrato «alcuna forma di resipiscenza», agendo «con estrema lucidità» e «non comune spregiudicatezza».
I giudici scrivono ancora che «la ragione che ha portato l’imputato ad aggredire con una tale violenza il Caprio era a dir poco banale». L’unica colpa della vittima sarebbe stata quella di «portarsi presso il gazebo (del bar, ndr) e sedersi» insieme a un amico «alle spalle delle compagne di Giampalmo» e di un suo amico. Giampalmo è stato anche condannato al risarcimento dei danni nei confronti dei familiari della vittima costituiti parte civile, difesi dagli avvocati Massimo Chiusolo e Rossana Fallacara.