Uno spettacolo precluso ai diversamente abili. È quello del calcio, lo sport più amato al mondo, che ad Andria non è destinato a chi si trova su una sedia a rotelle. Una città che vuole definirsi civile con i propri cittadini e accogliente con chi vuole o deve raggiungerla, non può sottovalutare, ancora una volta, le necessità di chi non può accomodarsi su un normale seggiolino. Il problema persiste da anni ma questa volta, forse finalmente, nella vicenda è stata coinvolta la commissione impianti sportivi della Lega Pro che nel sopralluogo che dovrebbe tenersi la prossima settimana, potrebbe rilevale anche questa lacuna nella struttura dell’impianto sportivo stadio degli ulivi di Andria. Anni di lassismo e superficialità devono prima o poi lasciare il passo a soluzioni. A nessun tifoso deve essere precluso di poter sostenere la propria squadra del cuore: e, di fatto, oggi è così. Ancora. Perché la soluzione adottata per accogliere persone in carrozzella è di sistemarli a livello del campo di gioco, protetti dai vetri che delimitano la zona del campo da quella delle tribune, ma dietro le panchine che sono coperte: la visione della partita è quindi impossibile. Le soluzioni a regola d’arte ci sarebbero, giacciono non si sa dove negli archivi del comune e metterle da parte è sempre semplice quando si può addurre la consueta motivazione della mancanza di fondi. Che vanno trovati punto e basta: altrimenti risulta stucchevole assegnare deleghe assessorili tingendole con definizioni che risultano improbabili: il sindaco tiene per sé la delega alla qualità della vita e forse per questo dovrebbe impegnarsi a trovare una soluzione. La delega allo sport è ricompresa nell’assessorato alla bellezza, quella al patrimonio è inserita tra le competenze dell’assessorato al quotidiano mentre le diverse abilità sono ad appannaggio dell’assessorato alla persona. Ma anche la società sportiva, la Fidelis Andria, deve dimostrare di avere a cuore i tifosi, tutti, di qualsasi categoria facciano parte e sollecitare almeno delle soluzioni tampone: una su tutte consentire l’ingresso dei disabili a bordo campo, magari protetti da un semplice plexiglasse da una copertura chiedendo a chi di dovere di assumersi delle responsabilità. La risposta non può essere “il posto è questo se ti piace è bene”: perché è una risposta disumana e deplorevole. C’è una settimana piena prima della prossima gara in casa: una sistemazione consona e rispettosa dei diversamente abili si può e si deve trovare.