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Centro ricerche Bonomo e Azienda Papparicotta ad Andria: tra abbandono e occasione persa di sviluppo dalla Provincia BAT

Il 30 giugno 2015 l’ultima apertura dei cancelli della struttura chiamata Opera Bonomo e che alle pendici del Castel del Monte conteneva tra le strutture donate dalla stessa famiglia Bonomo nel 1978 un padiglione adibito a Centro Ricerche. Era stato un tentativo durato poco più di un anno in realtà per una realtà che aveva già attraversato profonde crisi ed altrettante fibrillazioni politiche. I quattro progetti di ricerca finanziati con risorse comunitarie stavano iniziando a dare i loro frutti dopo alcuni anni di inattività della struttura con uno studio dedicato alla florovivaistica, alla produzione dei cereali, dei pomodori e del frumento. Da allora quei cancelli non sono mai più stati riaperti se non, purtroppo, da vandali e ladri che negli ultimi due anni hanno distrutto tutto quel patrimonio di risorse e futuro. Un futuro che dieci anni fa riguardava anche diversi professionisti impegnati nel centro ricerche che per circa due anni, successivamente alla chiusura della struttura, hanno provato a tenere alta l’attenzione sul tema. Nel 2017 l’ultima nota del gruppo degli ex dipendenti dopo l’idea lanciata dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia che rilanciava l’ipotesi concreta della costituzione di un Centro Formazione e Studi di Ecologia Rurale in Ambiente Mediterraneo. Nulla fu raccolto dalla Provincia BAT che, invece, provò a candidare e vinse un bando per trasformare parte della struttura in un Ostello per i viandanti grazie ad un finanziamento da 3 milioni di euro e con la presenza della via Francigena.

Ma anche questo finanziamento, dopo anni di inerzia e ritardi, è finito per esser perso. Nel 2020 un nuovo consiglio d’amministrazione per la Fondazione Bonomo che in una prima fase ha provato a stringere accordi per rilanciare la struttura ma poi ha sostanzialmente traghettato verso la fine ingloriosa l’intero complesso. Un’opera costruita con risorse private dalla Famiglia Bonomo e che fino al 1978, data in cui fu donata interamente alla Provincia di Bari, ha vissuto al servizio della comunità e delle famiglie meno abbienti senza mai pesare sulle risorse pubbliche. Una struttura che fu trasformata appunto in centro ricerche e che doveva collaborare fattivamente con l’Istituto Tecnico Agrario “Umberto I” e con un’altra struttura anche questa attualmente abbandonata dalla Provincia BAT ad Andria e cioè l’Azienda Agricola Papparicotta. Obiettivo era quello di creare una filiera di ricerca e sviluppo su di un territorio che vive in modo preponderante di agricoltura, un’agricoltura di qualità tra olio e vino ma che conserva ancora una grande attenzione verso la florovivaistica e verso gli ortaggi. Tutti elementi che se messi assieme avrebbero dovuto formare ancora oggi intere generazioni di agricoltori ed imprenditori agricoli oltre ad una ricerca approfondita sui temi più importanti e con le nuove tecnologie. Al momento invece entrambe le strutture sono solo un peso insostenibile per la Provincia BAT e per la politica provinciale mai così distante dalle necessità reali del territorio. Fortunatamente dopo le rimostranze degli scorsi mesi quantomeno l’azienda Papparicotta è stata oggetto di lavori con aratura, fresatura, trinciatura erba e realizzazione di fasce taglia fuoco, da parte di una ditta privata per poco meno di 20mila euro. Ma difatto al momento tranne un project financing non c’è nessun gestore e neanche la gara per affidare la struttura e per i 100 ettari di terreno attorno c’è da anni un’assoluta tristezza. Una cronistoria che lascia inermi e senza parole, occasioni di futuro perse per intere generazioni e strutture in cui ormai i danni superano di gran lunga le idee per il presente.

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