Tra le pagine più tragiche della storia dell’umanità, ce n’è una forse meno conosciuta ma ugualmente orribile. È quella che riguarda i Testimoni di Geova, tra le vittime spesso dimenticate del massacro nazista durante l’Olocausto. Furono migliaia, gli uomini, le donne e i bambini deportati, uccisi o perseguitati per la loro fede cristiana.
Tra coloro che finirono nei campi di concentramento c’è Salvatore Doria, testimone di Geova originario di Cerignola. Il suo dramma è simile a quello vissuto da milioni di persone, prese di mira per la loro razza, nazionalità o ideologia politica. Arrestato nel 1940 e condannato ad 11 anni di reclusione dal Tribunale Speciale Fascista, venne deportato in Germania, prima a Dachau e poi nel campo di Mauthausen, da dove fu liberato nel 1945 all’arrivo degli americani. Ma gli orrori vissuti durante la prigionia compromisero la sua salute, soprattutto psichica, fino a portarlo alla morte, nel 1951, a soli 43 anni.
Oggi 27 gennaio, Giornata Mondiale della Memoria, la storia ricorda anche lui e i Testimoni di Geova vittime della Shoah, tra i primi ad entrare nei campi di concentramento nazisti, identificati con un triangolo viola sull’uniforme. All’epoca conosciuti come Studenti Biblici, furono gli unici sotto il Terzo Reich ad essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose. Una fede che i nazisti cercarono di spezzare, offrendo loro la libertà in cambio di una promessa di obbedienza, se solo avessero rinnegato il loro credo, denunciato i loro compagni, arruolandosi nell’esercito tedesco per sottomettersi a Hitler.
Un patto che i Testimoni di Geova non vollero mai stringere, pagando con la vita il loro sacrifico. Si stima che furono circa 4.200 quelli deportati nei campi di concentramento. Di questi ne morirono circa 1.600, di cui 370 per esecuzione. Un’altra storia nella storia che non va dimenticata.