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AttualitàPolitica

Forno crematorio privato ad Andria: la maggioranza si scotta di nuovo

Il bilancio è approvato nei tempi: non accadeva da più di un decennio ormai e il risultato conseguito potrebbe creare l’illusione che la maggioranza di Giovanna Bruno sia solida e marciante verso una positiva conclusione del mandato. In realtà anche il consiglio comunale tenuto ieri ha evidenziato una forte spaccatura interna con numeri risicati e tensioni evidenti. Tra il sindaco e il presidente del consiglio è gelo ormai da tempo e ieri si è consumato l’ennesimo strappo perché Vurchio ha inserito al primo punto della riunione la mozione presentata dai consiglieri di opposizione Coratella Michele e Vincenzo del movimento 5 stelle e Gianluca Grumo di azione in cui si chiedeva di dare esito negativo a tutte le proposte di partenariato pubblico-privato pendenti presso gli uffici. Si tratta, in particolare, di due progetti di finanza proposti da privati che riguardano la realizzazione di un forno crematorio e la realizzazione di un progetto di efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica. Al di là della meritorietà delle iniziative private, ciò che dalle opposizioni viene rilevato è che non possa essere il privato a individuare le necessità della comunità ma sia il comune a dover elencare quali sono le sue esigenze, precisandone caratteristiche e i benefici economici attesi, e solo dopo eventualmente aprire al contributo dei privati con bandi che invitino a proporre condizioni migliorative. Qui è successo il contrario sotto la spinta di professionisti legati a doppio filo all’amministrazione che se avesse aperto a tali soluzioni avrebbe nei fatti concesso anche una indiretta prelazione sulle progettualità. Di cui i consiglieri, di opposizione ma persino quelli di maggioranza, dicono di saperne poco o nulla anche se si stima la portata dei due progetti in complessivi 50 milioni di euro circa. Il presidente del consiglio Vurchio ha ritenuto di mettere al primo punto di discussione la mozione delle opposizioni perché funzionale alla approvazione del piano triennale delle opere pubbliche, a sua volta funzionale alla approvazione del bilancio di previsione pluriennale. La solerzia del presidente del consiglio è stata invece interpretata come un tentativo di porre una buccia di banana nel percorso dell’amministrazione Bruno ed è stato contestato a chiare lettere da diversi esponenti della maggioranza che, dal canto suo, ha sostenuto che l’argomento non fosse più all’ordine del giorno perché i progetti sono stati espunti dal piano triennale su richiesta, sollecitata in verità, degli uffici che hanno improvvisamente ravvisato la necessità di approfondimento. Dello stesso tenore rispetto alla mozione di 5 stelle e azione, anche l’ordine del giorno urgente proposto dal gruppo di forza Italia, con un elemento in più: la proposta azzurra avrebbe impegnato gli uffici a redarre un elenco di necessità che si potrebbero realizzare in partenariato con i privati e che questo elenco debba essere approvato dal consiglio comunale. Un passaggio non secondario quest’ultimo che ha l’obiettivo di evitare che tali iniziative siano valutate e decise senza coinvolgere la città. Il fatto è che solo con un definitivo diniego dei progetti pendenti da tre anni si può escludere che quelle operazioni vengano portate ancora avanti nelle condizioni di scarsa trasparenza che le hanno caratterizzate finora ma parte della maggioranza non ne ha voluto sapere di esprimere quel no definitivo. La discussione della mozione prima e dell’ordine del giorno urgente poi, hanno occupato oltre tre ore di consiglio con diverse interruzioni e conciliaboli che non hanno portato a niente: il risultato finale di 12 voti a favore e 16 contrari è la plastica dimostrazione che i numeri della maggioranza sono ormai ai minimi termini.

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