Il colpo di tamburo dopo l’apertura della porta della chiesa dei Santi Francesco e Biagio, l’uscita della Addolorata, le 347 donne che si sorreggono l’una all’altra dopo aver abbassato il velo. Pochi interminabili istanti di silenzio irreale con migliaia di persone a bordo strada ad attendere il via del canto delle donne “desolate” al seguito della Vergine Maria che ha appena perso il suo figlio.
Un rito, una tradizione, un condensato di emozioni che si ripete nel tempo ormai dal 1881 e che continua ad acquisire forza simbolica e semplice curiosità. È la processione del Sabato Santo che a Canosa di Puglia vede un seguito di migliaia di fedeli per la desolata. Uno dei riti più caratteristici della Puglia e che trova l’interesse di giornalisti, fedeli ed appassionati provenienti da tutto il mondo. Braccia intrecciate per le donne con il velo che cantano lo ‘Stabat Mater’, la preghiera scritta da Jacopone da Todi in cui vengono ripercorse le sofferenze della Madonna per la morte di Gesù. Sono loro a seguire la statua della Vergine a lutto partita, come sempre, dalla chiesa dei Santi Francesco e Biagio anche se la struttura è in fase di ristrutturazione, per poi attraversare tutto il centro antico.
Una marcia lenta e carica di dolore, con i portantini che solo con le spalle sorreggono la statua della Addolorata tra due ali di folla anche nelle strette viuzze del centro storico canosino arrivando sino alla cosiddetta salita del Calvario vera e propria prova di abilità per il trasporto del simulacro. Una tradizione che si è ripetuta e che ha riproposto l’attesa e la grande speranza della Madonna e dei fedeli per la notizia della Resurrezione. Un rito accolto da un caldo sole primaverile e che lascia spazio alle celebrazioni per la Santa Pasqua.