Era il 27 maggio del 2021 quando una imponente lastra di pietra dell’ingresso monumentale dello stadio Degli Ulivi di Andria si staccò improvvisamente precipitando al suolo. Il fatto avvenne all’alba di un giovedì, in un momento in cui quindi non c’era transito di persone. Ma solo qualche giorno prima si era svolto il mercato settimanale che in quel luogo raccoglie un gran numero di persone. Per non parlare del fatto che solo la precedente domenica si era giocata una gara della Fidelis e il transito di tifosi e addetti ai lavori da quel portone coinvolgeva migliaia di persone. La tragedia sfiorata impose un controllo su tutta la struttura del portale monumentale e i vigili del fuoco decisero la messa in sicurezza che si è concretizzata nella soluzione impalcare il portale, di transennare la zona e impedire il transito di chiunque. Ci si poteva legittimamente attendere però un passo più svelto nel ripristinare non solo un bene storico della città ma quello che è anche e letteralmente il bigliettino da visita che Andria presenta alle tifoserie ospiti una domenica sì e una no durante la stagione calcistica. La prospettiva dal viale centrale del parco comunale, che nella bella stagione vede decine di migliaia di cittadini percorrerlo, è rovinata dalla presenza di tubi, transenne e barriere fosforescenti che da par loro non se la passano bene. Precludere questa orribile visuale con una ruota panoramica piantata nel bel mezzo del basolato non è da considerare, a questo punto, un’idea così malvagia. A due anni dal crollo frutto di incuria a cui sembra essere seguito il solito estenuante iter burocratico, è tempo di mettersi in moto e di dare un senso a deleghe di governo della città a cui sono stati dati nomi pretenziosi come “assessorato alla bellezza”.