Un accordo che potrebbe segnare una svolta per il sistema sanitario e universitario pugliese. Firmato ieri al Policlinico Miulli di Acquaviva delle Fonti un protocollo storico tra Regione Puglia e Università LUM per integrare in modo strutturato formazione, ricerca e assistenza sanitaria. Un’intesa che riconosce il Miulli come polo universitario-ospedaliero privato accreditato, primo nel Sud peninsulare a entrare stabilmente nel Servizio Sanitario Nazionale.
Presenti alla firma il presidente della Regione Michele Emiliano, l’assessore alla Sanità Raffaele Piemontese e i vertici delle istituzioni coinvolte. Emiliano ha parlato di «una risposta concreta alla carenza di medici emersa durante la pandemia», mentre Piemontese ha definito l’accordo «un investimento strategico su formazione e innovazione, nel rispetto della sanità pubblica».
L’accordo prevede un’integrazione totale tra attività clinica e formazione, con 19 cliniche a direzione universitaria, 9 a composizione mista e 15 ospedaliere. Il corso di laurea in Medicina e Chirurgia sarà completato nel 2026/27, mentre è già attivo il corso in Infermieristica. A beneficiarne saranno studenti, ricercatori, operatori sanitari, ma soprattutto i cittadini, grazie a un modello che punta sull’eccellenza e sul radicamento territoriale.
«È un passo decisivo verso un sistema integrato che valorizza ricerca, assistenza e didattica», ha spiegato Vitangelo Dattoli, direttore sanitario del Miulli. «Non un’intesa formale, ma un investimento reale sulla sanità del futuro».
Soddisfatto anche il governatore dell’ospedale, Mons. Giuseppe Russo: «Questo accordo rafforza la nostra identità ecclesiastica al servizio del bene comune, aperta alla formazione e alla ricerca».
«Vogliamo offrire ai giovani la possibilità di formarsi e specializzarsi in Puglia senza essere costretti a partire», ha dichiarato Emanuele Degennaro, presidente del CdA della LUM. «Costruire un sistema integrato di formazione e assistenza è la chiave per trattenere talenti e migliorare i servizi per i cittadini».
Un modello organizzativo fondato sui Dipartimenti ad Attività Integrata (DAI), capaci di unire sotto un’unica regia funzioni cliniche, formative e scientifiche, e orientare la programmazione sanitaria regionale con il contributo diretto dell’Università.



