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Rivoluzione femminista e reazione maschile al centro del saggio di Cecilia D’Elia presentato alle Vecchie Segherie di Bisceglie

Non è un paese per donne l’Italia, nella realtà quotidiana come nelle politiche pubbliche. Perché, malgrado cambiamenti epocali, permane una resistenza profonda che impedisce il raggiungimento di una completa ed effettiva cittadinanza. Lo rimarca senza perifrasi nel suo ultimo saggio Cecilia D’Elia, femminista, senatrice e vicepresidente della Commissione bicamerale sul femminicidio, ospite ieri nell’appuntamento alle Vecchie Segherie per la presentazione di “Chi ha paura delle donne”, edito da Donzelli.

L’incontro con l’autrice e senatrice originaria di Potenza è stato moderato dal capogruppo al Senato del Pd Francesco Boccia, affiancato dagli interventi di Cecè D’Addato e Francesca Recchia Luciani.

Il patriarcato è in crisi, ma proprio per questo erige barriere o passa all’attacco, mettendo nel mirino la libertà delle donne: non è un caso l’aggressione al diritto all’aborto, così come non lo è il rigurgito di femminicidi. Le riflessioni finale dell’autrice vertono sul concetto secondo cui, se è vero che tutti i regimi autoritari partono dalla disciplina del corpo femminile, non altrettanto si può affermare che tutte le democrazie liberano il corpo femminile dal controllo.

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